In questo 45° anniversario della strage alla stazione di Bologna c’erano molti validi elementi nuovi per non fare mancare, anche se piccola numericamente, la presenza di una delegazione dell’Associazione Stampa della Emilia-Romagna composta dai colleghi del consiglio direttivo Pietro Caruso e Alessandro Bongarzone da Ravenna.
La manifestazione pubblica, ancora più partecipata di altre edizioni, ha con attenzione ed emozione ascoltato l’intervento (e il congedo) di Paolo Bolognesi, da presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna e poi quello del sindaco Matteo Lepore. Nessun altro intervento. Favoriti da un clima del tutto sopportabile le migliaia di persone che hanno ascoltato e, in diversi passaggi lungamente applaudito, hanno particolarmente apprezzato alcuni punti dei discorsi. Innanzi tutto la conferma, rafforzata dalle due sentenze definitive nei confronti dei terroristi neo fascisti Gilberto Cavallini lo scorso gennaio e Paolo Bellini nel giugno appena alle nostre spalle, di avere preso parte il primo come uno degli esecutori materiali della strage e il secondo di avere collaborato attivamente nella rete dei mandanti nella quale i giudici hanno ravvisato apertamente il ruolo di Licio Gelli, capo della P2, di personalità di Gladio e di servitori infedeli dello Stato nei servizi segreti militari, nel Sisde, in uomini degli apparati della sicurezza e dell’ordine pubblico anche con reati diversi ma pure funzionali alla copertura e alla deviazione delle indagini corrette sulla strage. Provato anche il collegamento, secondo la sentenza, delle collusioni con esponenti di rango del Msi di ieri, sia come infiltrati in gruppi estremisti della galassia neofascista, sia come talvolta silenziosi testimoni di progettazioni di crimini mostruosi. L’Associazione dei familiari ha stretto un patto di collaborazione con tutte le altre associazioni dei familiari delle vittime delle stragi e proprio per poter fare esprimere tutto il potenziale di verità ancora da svelare su queste stragi di carattere neo fascista e dei contatti con ambienti dei servizi segreti e anche di esponenti di cosche mafiose. il sindaco Lepore ha illustrato brevemente il progetto del grande Parco nazionale e internazionale che, a lato della stazione ferroviaria su terreni che appartengono ancora al grande nodo ferroviario, nel quale oltre al ruolo attivo della memoria storica e civile prenderà anche la presenza di opere d’arte di italiani e stranieri che si impegneranno a mantenere sempre in alto i valori di verità e di giustizia. Valori che Bologna ha mostrato con grande forza anche stamane. Al termine degli interventi, durante la visita all’area neo museale ancora agli albori sono stati raggiunti da Pietro Caruso il sindaco Matteo Lepore e il presidente uscente Paolo Bolognesi per un fervido saluto e il ringraziamento che il cammino della battaglia dei familiari delle vittime della strage ha realizzato anche per ampliare la profondità delle inchieste e delle diramazioni che lo stragismo fascista ha avuto per trenta anni nella storia italiana del secondo Novecento.
Sulla giornata del 2 agosto ospitiamo anche un testo del collega Alessandro Bongarzone.
In piedi per quanto colpita…
Quella che era in piazza sabato scorso in piazza Medaglie d’Oro è la Bologna che da quel 2 agosto – come canta Guccini – “sa stare in piedi per quanto colpita”.
Come ha fatto, ogni anno per 45 anni, questa città ha continuato, anche quando più forti erano i depistaggi, la violenza e la prepotenza delle forze eversive, a stare in piedi e continuare la lotta perché la verità nascosta e negata diventasse palese e condivisa.
Da quel 2 agosto, ogni anno, tutta la Città si è stretta attorno ai familiari delle 85 vittime e dei 200 feriti nella consapevolezza che la scelta di Bologna come obbiettivo del gesto criminale non fosse casuale anzi, volesse essere il modo con cui i fascisti (vecchi e nuovi), la mafia, i corpi deviati dello Stato, in sostanza tutte le forze occulte contrarie al cambiamento, alla democrazia progressiva delineata dai padri e dalle madri costituenti, colpivano per bloccare il processo che aveva nella città emiliana il suo punto più avanzato.
ASER, in questo 45° anniversario, con una delegazione, composta dai colleghi Bongarzone, Boselli e Caruso, ha scelto di partecipare alla giornata di lotta per sostenere ancora una volta le ragioni dell’Associazione dei Familiari soprattutto oggi, quando tutte le responsabilità (mandanti ed esecutori materiali) sono state accertate con sentenza definitiva.
La nostra presenza in piazza, sotto quell’orologio fermo alle 10:25 di 45 anni fa, rappresenta l’impegno dei giornalisti italiani ed emiliano-romagnoli, in particolare, a continuare la loro funzione di “cane da guardia del potere”, come ha scritto il Capo dello Stato nel suo messaggio, nella ricerca delle verità ancora nascoste (soprattutto nelle sue ricadute e implicazioni internazionali) e per portare alla luce le prese di distanza (dalle sentenze), i silenzi e le eccezioni, le speciose “precisazioni” dei soliti noti e della destra – oggi al governo del Paese – nel tentativo di glissare (con silenzi e omissioni) le “responsabilità morali” collettive di allora.
Oggi, che Paolo Bolognesi, assumendo la presidenza onoraria, lascia la guida dell’Associazione dei Familiari a Paolo Lambertini: «per cambiare le foglie – come ha detto in conclusione del suo intervento – lasciando intatte le radici» sentiamo più forte il nostro impegno, civile e professionale, per sostenere chi ancora si batte per chiarire la lunga scia di dolore sparsa nel nostro Paese nel cammino della libertà e della democrazia.
Alessandro Bongarzone