Addio a Paolo Castelli, fu a capo dell’Ansa di Bologna per 16 anni e dirigente dell’Aser
Se n’è andato, troppo presto, Paolo Castelli che, nella seconda metà degli anni Ottanta, ricoprì varie cariche nell’Aser. Ci piace ricordarlo con il take dell’Ansa, esemplare nel suo rigore giornalistico, che ne ha annunciato la scomparsa. La presidente e il direttivo dell’Aser si uniscono al cordoglio dei colleghi e dei famigliari.
(di Antonio Giovannini)
Giornalista colto, rigoroso e dal forte impegno civile e professionale, Paolo Castelli – morto a Bologna dopo una breve malattia – ha anche ‘forgiato’ molti giovani colleghi, all’ANSA e non solo, seguendoli nel loro percorso e sempre attento alle tutele dei meno garantiti. Un impegno calato pure nell’attività sindacale svolta negli organismi della categoria.
Bolognese, 67 anni compiuti il 25 gennaio, era professionista dal 1980 ma aveva cominciato l’attività giornalistica parecchi anni prima, occupandosi tra l’altro di pallacanestro – una delle sue grandi passioni – per un periodico, ‘Il Basket’, edito a Bologna. Collaboratore del ‘Manifesto’, nel ’75 fu tra i fondatori del ‘Foglio’, quotidiano di opinione politica fondato nel capoluogo emiliano da Luigi Pedrazzi ed Ermanno Gorrieri, poi diventò professionista alla ‘Gazzetta dello sport’, a Milano. Nell’estate ’81 tornò a Bologna, alla redazione emiliano- romagnola dell’ANSA (che all’epoca aveva competenza anche sulle Marche), di cui divenne caposervizio aggiunto cinque anni dopo, poi responsabile della sede l’1 gennaio 1996. Promosso caporedattore, era andato in pensione per limiti di età il 31 gennaio 2012. Aveva quindi collaborato con ‘Ossigeno per l’informazione’, l’osservatorio sui giornalisti minacciati in Italia promosso da Fnsi e Ordine.
Stimato dai colleghi per disponibilità e competenza, esperto di politica internazionale come di sport, Paolo Castelli ha seguito, nella sua lunga carriera in agenzia, molti avvenimenti da ‘prima pagina’, facendo sempre dell’etica e della deontologia il baricentro della professione. Così lo aveva ricordato due anni fa su Repubblica Bologna – nella rubrica ‘Lettere da Londra’ – il corrispondente Enrico Franceschini, al suo pensionamento: “Senza l’opportunità che mi diede lui, forse nel giornalismo non sarei mai entrato neanch’io. Castelli non era solo il nostro ‘capo’ (nel settimanale di basket dove entrò nel ’73, ndr), ma anche l’amico generoso, la guida caustica: con la sigaretta perennemente all’angolo della bocca, come i reporter dei vecchi film anni ’40. Ma lui è un giornalista vero, non da cinema”.