Al voto (in Ordine sparso)
Fra pochi giorni saremo chiamati a votare per il rinnovo degli organismi regionali e nazionali dell’Ordine dei giornalisti. Questa volta l’Aser ha scelto di non appoggiare alcuna delle liste (in realtà qui non c’è voto di lista) o dei singoli candidati in campo. Molti colleghi si sono chiesti perché. Altri hanno espresso posizioni molto critiche rispetto a questa scelta. Ora proviamo a spiegarne le ragioni.
Prima di tutto bisognerebbe evitare le personalizzazioni. Occorre chiarire l’equivoco: l’Aser non è solo Serena Bersani. L’Aser è un’associazione di colleghi che ha eletto un proprio consiglio direttivo e un presidente e che ha un esecutivo di cui fanno parte, oltre alla presidente, due vicepresidenti, un segretario e un tesoriere. L’esecutivo, specie quando si tratta di prendere scelte importanti o posizioni politiche, è poi allargato ai dirigenti della Fnsi e degli altri organismi di categoria che abbiamo la fortuna di avere tra i colleghi della nostra regione. Questo per dire che la scelta non è solo della presidente (e certamente non dettata da personali simpatie o antipatie, come ritiene qualcuno), ma dell’intero organismo direttivo dell’Aser.
Sottolineo anche che ho usato il verbo “appoggiare” e non “schierare”. Proprio perché, pur non appoggiando alcuno, l’Aser si è schierata, eccome. Si tratta di una scelta politica, frutto anche della consapevolezza di non riuscire a esprimere una posizione univoca, che ritengo molto chiara. Ma siccome numerosi colleghi dicono di non aver compreso e continuano a “tirare per la giacchetta” la presidente, fornirò loro alcune chiavi di lettura.
Scusatemi se farò abuso di litoti, una figura retorica che di solito non utilizzo perché tendo ad arrivare al punto senza troppi giri di parole, ma in questo caso ritengo sia più efficace chiarire la nostra posizione dicendo ciò che l’Aser non ha fatto, non fa e non farà.
L’Aser non ha fatto accordi con chi non ha nemmeno preso in considerazione l’Associazione, di cui pure fa parte, e ha approntato liste e programmi senza in alcun modo coinvolgerci. Quindi l’Aser non appoggia chi, legittimamente, ha definito per proprio conto nominativi e programmi. Se non era interessato all’opinione dei colleghi del sindacato, non si capisce perché debba essere interessato al loro voto.Oltre tutto le quasi totalità delle liste è stata resa nota solo nell’ultima settimana, malgrado le ripetute sollecitazioni dell’Aser a esprimere posizioni. Non si capisce come potrebbero schierarsi un esecutivo e un direttivo che hanno sott’occhio le liste complete e i programmi ad appena 72 ore dal voto. Forse un coinvolgimento meno tardivo si sarebbe rivelato più proficuo.
Se qualcuno è interessato a sapere per chi vota la presidente, basta che le telefoni o le mandi una mail e avrà subito risposta. Ma credo non sia questo il punto. Penso ci sia la convinzione che l’Aser può controllare un pacchettino di voti e quindi incidere sull’esito elettorale. Ritengo si sottovalutino i nostri iscritti: non sono così sciocchi da non sapere valutare da soli nomi e programmi, non hanno bisogno di alcuna imbeccata.
Per quanto mi riguarda, invito tutti a scegliere le persone, anche al di là degli schieramenti, e soprattutto a valutare i programmi.
Basta leggere, ma leggere bene. Appurato che su alcuni punti vi è ampia convergenza, vi invito a riflettere invece sulle differenze. Su quelle si potrà cominciare a scremare. Poi a valutare le persone, che sono tutti degnissimi colleghi, ma che hanno storie sindacali diverse. Per esempio, l’Aser non si sente di sostenere chi schiera colleghi che in passato hanno aderito a “Senza bavaglio”, una componente oggi forse estinta nella nostra regione ma che è stata in aperto contrasto con la dirigenza di questo sindacato.
Per esempio, l’Aser non si sente di sostenere chi schiera colleghi che soltanto nella passata tornata elettorale di un altro organismo di categoria si sono candidati per “Punto e a capo”, l’unica componente sindacale che appoggia apertamente l’attuale presidente dell’Ordine nazionale.
Per esempio, l’Aser non si sente di sostenere chi candida persone che non abbiano o non abbiano avuto comportamenti sindacali specchiati.
Andando per esclusione, rimangono comunque molti colleghi a cui concedere fiducia. Anche troppi, se vogliamo, visto che non si è mai vista una tornata elettorale tanto affollata di candidature. I maliziosi potrebbero dire che proprio questa corsa alla candidatura deve generare sospetti. Io credo, invece, che questo sia un ottimo segnale: ci sono tanti colleghi che vogliono impegnarsi per la categoria, rinnovarla, ripulirla, svecchiarla. In tanti dicono che la legislatura che verrà è un po’ l’ultima spiaggia: o si cambia, o si chiude. Ognuno di noi valuti il potenziale di cambiamento che può avere in sé ciascuno dei candidati.
Temo, però, che il proliferare di candidature determini una dispersione del voto e, alla fine, l’elezione di un consiglio con molte anime diverse e, quindi, instabile e difficile da governare. Per evitare che ciò accada, è necessario che vadano a votare quanti più colleghi possibile. L’unico suggerimento che ci sentiamo di dare, alla fine, è proprio questo.