Nella mattinata di sabato 20 settembre 2025, nella Sala Estense a Ferrara, si è svolto il convegno organizzato dall’Associazione Stampa Ferrara (grazie all’impegno dei cronisti di giudiziaria Daniele Predieri e Nicola Bianchi) in collaborazione con l’Aser per i 20 anni dalla morte di Federico Aldrovandi, il 18enne deceduto il 25 settembre 2005 durante un controllo di polizia, vicenda per la quale sono stati condannati in via definitiva per omicidio colposo quattro agenti.
Dopo i saluti introduttivi di Antonella Vicenzi, presidente dell’Assostampa Ferrara, e Paolo Maria Amadasi, presidente dell’Aser, sono intervenuti numerosi protagonisti: i giudici Francesco Maria Caruso e Francesco Maisto, il prefetto Luigi Savina, la giornalista Francesca Zanni, l’avvocato ed ex sindaco Tiziano Tagliani, e Andrea Boldrini dell’Associazione Federico Aldrovandi 2005-2025. Erano presenti anche il prefetto Massimo Marchesiello, l’assessora Angela Travagli, i genitori di Federico, Lino Aldrovandi e Patrizia Moretti, la senatrice Ilaria Cucchi, il consigliere regionale Paolo Calvano, il questore di Ferrara Salvatore Calabrese e l’avvocato Fabio Anselmo.
«Le persone che hanno deciso di intervenire sono state fondamentali – ha detto Patrizia Moretti –. A partire dalla stampa che, dopo le difficoltà iniziali, ha dato voce a Federico e ha contribuito a portare giustizia. Ma nonostante tutto questo grandissimo impegno, lo studio, e il lavoro di queste persone che hanno fatto tanto per Federico e la giustizia non vedo purtroppo un cambiamento, le cose stanno anzi peggiorando: ci sono leggi più restrittive, nulla che possa prevenire, se non l’informazione, ma non vedo qualcosa che lo Stato possa avere fatto per impedire che accadano tragedie come questa».
Lino Aldovrandi ha rivolto un ringraziamento speciale ad Anne Marie Tsagueu, testimone chiave: «La sua testimonianza venne fuori grazie a due meravigliose persone, un prete e un avvocato, don (Domenico) Bedin e Tiziano Tagliani. Senza quella, certuni, con divisa o senza, avrebbero continuato a vivere come se nulla fosse successo».
Il giudice Francesco Maria Caruso, che condannò in primo grado i quattro agenti, ha affermato: «Il caso Aldrovandi, non la morte, ma il caso non sarebbe esito come tale se all’alba del 25 settembre la Polizia avesse compiuto un’onesta riflessione – ha detto il magistrato –, ammettendo la perdita di autocontrollo, senza assumere a priori la verità alternativa del tossicomane morto per abuso di stupefacenti».
Francesco Maisto, allora presidente del Tribunale di sorveglianza, ha spiegato: «Rimanemmo impressionati dalla sentenza di primo grado. Erano meritevoli di una misura alternativa alla detenzione? Non ne riscontrammo le condizioni per la mancata comprensione della gravità della condotta, la mancata autocritica, nemmeno un gesto simbolico nei confronti della vittima e dei familiari, semmai pessime esternazioni su Facebook».
Luigi Savina, ex vicecapo della Polizia e questore a Ferrara nel 2006, ha dichiarato: «Bisogna essere trasparenti, è la regola, anche a proprio beneficio». Ha ricordato un episodio del 2011: «L’allora capo della Polizia Antonio Manganeli mi disse che voleva fare la festa della Polizia a Ferrara, perché “dobbiamo chiedere scusa e dare una dimostrazione di vicinanza”. Quando si sbaglia, il modo per rimanere autorevoli è chiedere scusa, e se sei autorevole sei credibile”».
Francesca Zanni, giornalista e autrice del podcast “Rumore”, ha osservato: «Le parole che usiamo rimangono, i giornalisti non le hanno sempre usate nel modo giusto nella vicenda Aldrovandi».
Tiziano Tagliani ha ricordato quando «Domenico Bedin ci ha portato la testimonianza di Anne Marie Tseguè, che aveva un groppo in gola, un nodo interiore che la tormentava, aveva paura di perdere il permesso di soggiorno e afferma di essere seguita dalla polizia, cosa che ho potuto vedere coi miei occhi».
In un breve intervento, Fabio Anselmo, allora legale di parte civile per la famiglia Aldrovandi, ha detto: «La politica sta usando la polizia per la propria propaganda». E ha rivolto un invito ai giornalisti: «Non rinunciate al vostro diritto di critica, anche quando ricevete un mattinale delle forze dell’ordine».
Le conclusioni sono state affidate a Matteo Naccari, segretario generale della Fnsi, che si è soffermato sull’importanza del lavoro dei giornalisti, evidenziando i rischi per la democrazia nel caso in cui l’informazione dovesse venire a mancare. “I giudiziaristi – ha detto – sono sempre meno. E in alcune aree d’Italia si assiste addirittura ad una desertificazione dell’informazione”.
Nelle foto di Federico Vecchiatini e Stefania Andreotti: il tavolo dei relatori; l’intervento della mamma e del papà di Federico Aldrovandi; la presidente dell’Associazione stampa Ferrara, Antonella Vicenzi, con i giornalisti Daniele Predieri e Nicola Bianchi; l’intervento del segretario generale aggiunto della Fnsi, Matteo Naccari; il saluto del presidente di Aser, Paolo Maria Amadasi; uno scorcio della platea (si riconoscono, da sinistra, la senatrice Cucchi, l’avvocato Anselmo, il vicepresidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna, Alberto Lazzarini e il presidente Silvestro Ramunno) e Federico Aldrovandi.