Ancora un fallimento, si spegne la Voce di Romagna. Ennesimo attacco al sindacato
La Voce di Romagna non è più in edicola, dopo il secondo fallimento a cui è andata incontro, questa volta con la società Edizioni delle Romagne dei figli di Gianni Celli. Il travagliato percorso di questo giornale è stato sempre documentato sul sito dell’Aser, compresi i numerosi e ingiustificati attacchi al sindacato dei giornalisti e a chi lo rappresenta. Ora vi proponiamo alcuni documenti, comprese la lettera diffamatoria di un giornalista dell’ultima stagione del quotidiano (sulla quale il Direttivo dell’Aser deciderà se e in quali forme intervenire) e la puntuale risposta del fiduciario sindacale dei giornalisti rimasti in carico a “Editrice La Voce srl in fallimento” Paolo Facciotto.
Ma cominciamo dalla sentenza del Tribunale di Rimini
Sul sito riminiduepuntozero.it trovate una ricostruzione dell’ex direttore della Voce, Franco Fregni, che evidenzia le ragioni del fallimento: “I motivi della sua chiusura non sono imputabili alla sua formula, ma ad una gestione scriteriata, alla svendita del sogno iniziale e all’espulsione di coloro che erano riusciti a dare forma a questo sogno. Cioè proprio quei giornalisti e collaboratori che avevano il terribile difetto di ritenere giusto essere pagati per il loro lavoro. Colpa orribile per i “prenditori” della nostra società, che teorizzano il lavoro gratuito”.
Sullo stesso sito è poi stata pubblicata una lettera di Davide Brullo, definito dal sito “la firma culturale della testata”. Ora, a parte le affermazioni diffamatorie, vale la pena di sottolineare la confusione tra gli organismi di categoria, in pratica la mancata conoscenza dell’abc della professione. Se questa è la cultura…
Successivamente Brullo ha dichiarato di essere intervenuto a titolo personale non intendendo essere associato alla Voce di Romagna.
Infine, rimandiamo all’intervento di Paolo Facciotto, fiduciario sindacale dei giornalisti rimasti in carico a “Editrice La Voce srl in fallimento”, che riporta con chiarezza come in realtà si sono svolti i fatti in questo naufragio editoriale di cui la colpa non è solo dell’armatore.
Qui il saluto della redazione ai propri lettori, con l’augurio che sia un arrivederci.