Aser: “Basta bavagli ai giornalisti”
BOLOGNA – Anche in Emilia-Romagna è in atto un vero e proprio attacco alla categoria dei giornalisti che, sull’onda della normativa sulla presunzione di innocenza, di fatto un silenziatore delle notizie diffuse dalle Procure, punta a limitare fino a quasi eliminarlo il diritto di cronaca e appunto la libertà di stampa. A Bologna, tra iniziative pubbliche, prese di posizione ed elenchi di articoli di giornale catalogati come esempi del cattivo giornalismo (vedi il libro Giustizia mediatica, edito dal Mulino, a firma di Vittorio Manes), i giornalisti vengono accusati di spettacolarizzare i processi, di manipolare le notizie ad arte per aumentare la tiratura dei giornali, l’audience dei programmi televisivi e i lettori dei siti internet. Il tutto condito da proposte per limitare l’accesso agli atti dei processi e per punire (anche con multe) chi non rispetta determinate regole, tutto al limite della censura.
Come Aser (Associazione stampa dell’Emilia Romagna) diciamo basta a questa campagna discriminatoria nei confronti della categoria, con avvocati che passano al setaccio il nostro lavoro e Procuratori che vorrebbero veder pubblicato solo quanto contenuto nei loro comunicati stampa dove le informazioni sono ridotte all’osso.
A Genova, il presidente del collegio giudicante ha praticamente oscurato le riprese televisive al processo al ponte Morandi, un esempio di come limitare la stampa sia ormai una pratica più che diffusa. Magistrati e avvocati pensino a fare bene il loro lavoro, all’informazione ci pensano i giornalisti che hanno carte deontologiche e organi deputati a vigilare sull’esercizio corretto della professione e a punire chi sbaglia. Non abbiamo bisogno di lezioni o consigli da parte di altre categorie che spesso hanno un unico obiettivo: limitare il diritto dei cittadini ad essere informati.