Aser parte civile nel processo all’aggressione del collega Enrico Barbetti, aggredito nel 2014 da un gruppo di anarchici
L’Associazione Stampa Emilia-Romagna è stata ammessa come parte civile nel procedimento che punta a chiarire le responsabilità del pestaggio nei confronti del giornalista del Resto del Carlino, Enrico Barbetti, avvenuto nel novembre del 2014. L’episodio risale alla visita a Bologna di Matteo Salvini al campo nomadi di via Erbosa, a Bologna.
Qui di seguito, dal sito del Resto del Carlino, la ricostruzione della vicenda ad opera della vittima dell’aggressione.
https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/aggressione-anarchici-giornalista-carlino-1.383603
Bologna, 9 novembre 2014 – Un agguato vigliacco, venti contro uno. Il nostro cronista Enrico Barbetti è stato aggredito ieri, al termine della visita (con scontri) di Matteo Salvini al campo nomadi, da un gruppo di antagonisti anarchici che l’hanno insultato e picchiato, rompendogli un gomito. Ecco il suo racconto.
Erano da poco passate le 13.45 e, in via Erbosa, aspettavo di lasciare il luogo della manifestazione. Ero solo perché erano già andati via tutti, polizia e manifestanti. Mentre ero al telefono, si è formato un gruppo di 15-20 antagonisti di area anarchica. Una ragazza mi ha riconosciuto e mi ha chiamato per nome e cognome, quindi sono iniziati gli insulti di tutti: «Sei del Carlino, giornalista di merda. Infame, sbirro, sciacallo, avvoltoio. Per colpa tua c’è della gente in galera. Almeno ti pagano bene per il tuo lavoro di merda?». Chiuso il telefono, mi sono incamminato per allontanarmi e loro mi hanno seguito e circondato.
Qualcuno mi tagliava la strada, altri mi insultavano, uno mi ha dato alcune spallate, un altro mi ha tirato il berretto. Per almeno 10-15 volte hanno tentato di farmi lo sgambetto. A quel punto ho preso il telefono e ho chiamato il 113, ma l’operatore ha deviato la chiamata al 112, quindi ho dovuto rispiegare tutto daccapo chiedendo che mandassero subito una pattuglia. Intanto continuavo a camminare, ma uno mi ha dato un forte calcio alla caviglia e sono caduto a terra, sbattendo il ginocchio destro e il braccio sinistro. Mi sono rialzato dolorante e, mentre ero ancora al telefono con il 112 sollecitando l’invio della pattuglia, ho proseguito fino a via Arcoveggio, dove ho attraversato la strada e mi sono fermato sul sagrato di una chiesa. Lì vicino c’era un bar con alcune persone e, finalmente, gli aggressori si sono allontanati. Dopo un po’ sono arrivati i carabinieri e ho indicato loro la direzione in cui era andato il gruppetto. Poi sono andato in ospedale, dove mi hanno riscontrato la frattura del gomito sinistro. Mi hanno ingessato il braccio e medicato le escoriazioni alla gamba, la prognosi è di 30 giorni.