Bilancio 2015: la relazione della presidente Serena Bersani

Care colleghe, cari colleghi,
non è stato un anno facile quello di cui andiamo a fare il bilancio. Non lo è stato soprattutto per quanto riguarda la tenuta dei posti di lavoro subordinati e le prospettive per chi ancora ambisce a vivere di questa professione, insomma per quello che dovrebbe essere il «cuore» del nostro impegno sindacale.
Eppure il nostro è ancora un mestiere pieno di senso e di valore quando penso al ruolo dei nostri colleghi che hanno cominciato a raccontare la piaga delle infiltrazioni mafiose nella nostra regione e che sono stati oggetto di minacce da parte della ‘ndrangheta. Accanto a questi colleghi ci piace schierarci. E l’Aser lo ha fatto, costituendosi parte civile al loro fianco nel maxi processo Aemilia che si è aperto la scorsa settimana a Reggio. Un atto dovuto, ma anche oneroso perché le parcelle degli avvocati vanno poi a gravare sul nostro bilancio. Ma queste sono spese non preventivabili di anno in anno, come le azioni per comportamento antisindacale che abbiamo intrapreso contro editori per definire i quali non trovo più aggettivi. Continueremo a farcene carico, consapevoli che far valere i diritti dei colleghi ha anche un costo e che quindi ogni scelta in tal senso dovrà essere ponderata e che si dovrà casomai limare su altre voci per far tornare i conti.
Non possiamo risparmiare sui costi per azioni legali che arrivino laddove il nostro impegno nel condurre trattative e nel proporre soluzioni percorribili dovessero incontrare muri di gomma soprattutto perché i colleghi dimostrano di avere ancora fiducia nel sindacato.

Ce lo dicono i numeri relativi alle iscrizioni. Mentre lo scorso anno abbiamo dovuto segnalare una perdita secca del 5% dei soci, quest’anno registriamo una sostanziale tenuta degli iscritti, pur vedendo assottigliarsi sempre più il divario tra contrattualizzati e non contrattualizzati. Il numero complessivo degli iscritti è calato solo di cinque unità, erano 1038 al 31 dicembre 2015 contro i 1043 dell’anno precedente. Crescono i professionali – 822 contro 808 dell’anno prima – e calano i collaboratori – 2016 contro 235. Ma questo non è da interpretare come un segnale positivo. Tra i professionali calano i contrattualizzati – 420 contro 439 – e crescono i non contrattualizzati – 233 contro 207. E’ la fotografia della nostra professione oggi: i tanti posti di lavoro persi vanno a ingrossare le fila dei freelance e degli abusivi di ritorno (professionisti over 50 che vanno a tappare i buchi nelle redazioni come facevano 20 o 30 anni fa, con la sola differenza che oggi non c’è più la speranza che prima o poi arrivi l’assunzione). Il calo dei collaboratori mi pare invece specchio dell’impoverimento della categoria: per molti è complicato tirar fuori dal proprio magro budget il necessario per pagare l’iscrizione al sindacato. In leggero aumento sono anche i pensionati – 169 contro 162 – in conseguenza dei tanti prepensionamenti e del turn over zoppo (una nuova assunzione a fronte di tre uscite, quando va bene) previsto dagli editori.

Sul bilancio consuntivo 2015 e preventivo 2016 lascerò poi la parola al tesoriere Amadasi. Tuttavia voglio evidenziare solo alcuni elementi. Il bilancio tutto sommato tiene. Quest’anno abbiamo un piccolissimo rosso di poco più di 5.000 euro dovuto, in gran parte, a un incremento non preventivato delle spese legali. In particolare, abbiamo avuto alcune spese per sostenere azioni legali di soci e soprattutto abbiamo dovuto fare fronte alle inadempienze dell’editore della Voce di Romagna Giovanni Celli che, pur essendo stato condannato dal giudice di Rimini a pagare anche le spese legali sostenute dall’Associazione per il procedimento contro i licenziamenti illegittimi di due colleghi, non ha ottemperato alla sentenza. Inoltre, il calo degli 0,30 dovuto al numero di giornalisti che sono passati dalla condizione di lavoratori subordinati a quella di lavoratori autonomi, ha inciso anche sulle entrate da quote associative. L’attività sindacale federale ha comportato minori spese, mentre quella regionale è rimasta in linea con l’anno precedente. Per il sito web abbiamo speso meno di quanto previsto nel bilancio preventivo e per il prossimo anno, nell’ottica di una generale spending review, abbiamo messo a bilancio una cifra inferiore di duemila euro. Abbiamo poi avuto una spesa non preventivata per il corso celebrativo dei 110 anni dell’Aser che si è svolto a Ravenna e abbiamo tra le spese di rappresentanza il costo per gli otto corsi, con riconoscimento dei crediti Odg, organizzati dall’Aser e dal Gus in diverse città della regione. Mi preme precisare che per tali corsi sono stati retribuiti con lo stesso gettone previsto dall’Ordine solo i professionisti non giornalisti intervenuti, mentre i giornalisti che hanno svolto lezione lo hanno fatto a titolo gratuito.
Lo stato patrimoniale è rassicurante. Nel corso del 2016 andranno a scadenza alcuni investimenti fatti in anni molto più sereni di questo sotto il profilo finanziario e comunque non comporteranno perdite.
In occasione delle elezioni per il rinnovo del direttivo dell’Aser abbiamo introdotto il voto elettronico. E’ stato un costo che si rivelerà un fattore di risparmio nei prossimi anni.
A proposito di elezioni, quest’anno abbiamo avuto un rinnovo sostanziale dei componenti del direttivo. Ciò ha portato talvolta a contrapposizioni dialettiche che ritengo comunque proficue poiché arricchiscono il dibattito di punti di vista diversi.
Rimanendo alla politica sindacale, nel corso del 2015 abbiamo visto il rinnovo anche dei vertici della Fnsi al congresso di Chianciano, con l’elezione di Raffaele Lorusso a segretario generale nazionale e di Santo Della Volpe a presidente, Purtroppo quest’ultimo ci ha lasciati prematuramente dopo pochi mesi ed è stato sostituito dal collega Rai Giuseppe Giulietti. Nella nuova giunta Fnsi è entrato, con la carica di vicesegretario, anche il nostro collega freelance di Piacenza Mattia Motta. Con Motta, che è anche presidente della Commissione Lavoro Autonomo della Fnsi, abbiamo cercato di ricreare il gruppo dei giornalisti collaboratori, che nella nostra regione era andato sfaldandosi. Su questo dovremo lavorare ancora. Abbiamo rinnovato anche il segretario della Conferenza dei cdr dell’Emilia-Romagna: il testimone è passato da Gardenghi a Monica Raschi. Un rinnovo importante c’è stato recentemente anche ai vertici dell’Inpgi. Nel consiglio generale sono stati eletti per la nostra regione i colleghi Gian Luca Zurlini e Matteo Naccari e, nel collegio unico nazionale dei pensionati, la collega Paola Cascella. Il 7 aprile verrà designato il nuovo presidente Inpgi. Il Cda nelle prossime settimane, attorno a metà aprile, nominerà i fiduciari delle varie realtá regionali e le commissioni. Mi auguro che, magari con l’aiuto delle tecnologie, si possa continuare a offrire lo Sportello Inpgi ai colleghi come è stato fatto quando fiduciario era Gardenghi. A lui va il mio personale ringraziamento per il lavoro svolto, certa di farmi interprete dei sentimenti dei tanti colleghi che in questi anni Marco ha aiutato a districarsi nei gineprai dell’Istituto di previdenza.
La situazione editoriale conferma la tendenza già visibile lo scorso anno: dopo l’editoria cartacea la crisi è arrivata a picchiare duro sulle televisioni, specie le più piccole. I contributi per le tv si sbloccheranno proprio nei prossimi giorni e il sindacato dovrà vigilare che l’arrivo di nuova linfa serva in primis per pagare le mensilità arretrate ai dipendenti, che arrivano fino a dieci stipendi mancanti.  Abbiamo stipulato o stiamo per stipulare accordi per ammortizzatori sociali con Icaro Tv di Rimini, VideoRegione di Forlì, RadioTv Parma dopo la stabilizzazione di un precario storico. Tele Ducato di Parma e Piacenza, a causa delle note vicessitudini giudiziarie del proprietario, sta praticamente scomparendo.
La crisi e i ritardi nel pagamento degli stipendi hanno spinto i colleghi di Telesanterno-Telecentro ad avvicinarsi al sindacato e poi a iscriversi tutti all’Aser. E’ stato un atto di fiducia che contiamo di ripagare. Con l’azienda abbiamo avuto numerosi incontri e infine abbiamo concordato un piano di rientro delle mensilità arretrate.
A Rete7 la situazione continua a essere sospesa. Dopo una lunga serie di ammortizzatori sociale  l’editore Spallanzani afferma di volersi disimpegnare definitivamente dall’attività, per altro gravata da un passivo di parecchi milioni di euro, sono apparsi alcuni possibili acquirenti ma finora non si è concretizzato nulla. Siamo ora in una fase molto critica. La società ha comunicato l’intenzione di cedere un ramo d’azienda. Si profila uno spacchettamento delle tv di Bologna, Modena e Reggio. Abbiamo cercato di fare leva sulla responsabilità sociale di Coop Alleanza 3.0, questo nuovo soggetto nato il 1º gennaio 2016 dalla fusione di tre società cooperaive della grande distribuzione organizzata (Coop Adriatica, Coop Estense e Coop Consumatori Nordest) a cui fa capo Trc Modena e Bologna. Come potenziale compratore di Rete7 ci è stata presentata Area Locale, un consorzio di tv regionali che opererebbe in nazionale grazie a una delibera dell’Agcom, col solo obbligo di garantire tre ore di programmazione comune notturna la settimana. Ora stiamo esaminando la possibilità di firmare un nuovo accordo di solidarietà, ma prima vogliamo sapere quali prospettive ci sono per il futuro e se intendono rilanciarsi.
A Sestarete, che fa parte del gruppo Ferretti, grazie soprattutto alla mediazione di Giorgio Leone, abbiamo portato avanti alcune rivendicazioni  con l’applicazione a sette colleghi del contratto Aeranti Corallo invece dell’Frt che noi non riconosciamo come legittimo. Quei colleghi ora avranno anche la Casagit, la redazionale e la possibilità di accedere al fondo di previdenza complementare con l’1% a carico del datore di lavoro.
Tra i quotidiani, abbiamo assistito la chiusura della rediviva (per poco) Cronaca di Piacenza e del Quotidiano di Rimini, con il ricorso agli ammortizzatori per i dipendenti.
All’Unità si è registrata una situazione gravissima. Chiuse le redazioni locali, che erano i luoghi in cui il giornale aveva ancora lettori, il quotidiano è diventato esclusivamente romano in quanto quasi tutti i colleghi delle redazioni di Bologna, Firenze e Milano sono rimasti senza lavoro e messi in cigs. Una situazione anomala, aggravata dal fatto che questi colleghi a un anno di distanza da questi accadimenti non hanno ancora ricevuto un euro delle loro spettanze, tra tfr e mancato preavviso.
La situazione alla Voce di Romagna non poteva che peggiorare e infatti si sono avuti momenti davvero drammatici: fino a 15 mensilità non pagate per poi cedere un ramo d’azienda ai figli del proprietario che continuano a editare il giornale ma, con dieci persone in meno. La società controllante aveva intanto svuotato le casse del giornale dove erano transitati milioni di euro di contributi pubblici. Ovviamente sono stati lasciati senza lavoro i colleghi che maggiormente si sono spesi per far valere i diritti di tutti. Per loro abbiamo chiesto la cigs: una boccata d’ossigeno che almeno arriva puntuale tutti i mesi. C’è da registrare un recente provvedimento del consiglio di disciplina dell’Odg che ha sanzionato il direttore della Voce Raimondo Baldoni a fronte di un esposto presentato dai colleghi Facciotto e Mannarino e dalla sottoscritta per comportamenti non conformi a quanto previsto dall’art. 2 della legge istitutiva dell’Ordine. Di recente, in concomitanza con alcune udienze al Tribunale fallimentare di Rimini, i colleghi messi in cigs hanno tenuto un presidio di protesta che ha riscosso l’interesse di molti dei frequentatori il Palazzo di giustizia.

Uffici stampa. Un’importante vertenza, che ha comportato anche spese per consulenze legali, ha riguardato due colleghe dell’Agenzia giornalistica della Regione alle quali, a inizio anno, non era stato rinnovato il contratto giornalistico ed erano rimaste dipendenti con contratto del pubblico impiego. Un atto grave, che avrebbe potuto costituire un precedente importante. Abbiamo incontrato il direttore del personale e si è rimasti a lungo in una situazione di stallo, specie per una collega. Alla fine la Regione ha ritenuto corretto il parere dell’avvocato della Fnsi Bruno del Vecchio e ha ricollocato le due colleghe, una all’Ibc e l’altra al neonato ufficio stampa della Protezione civile con contratto giornalistico e riconoscendo loro l’anzianità pregressa.
Continuiamo poi a cercare di tenere monitorati i bandi per addetti stampa costruiti senza i criteri di legge o «su misura» per qualcuno già individuato come vincitore. La 150 rimane purtroppo nella hit parade delle leggi inapplicate, ma non ci stancheremo di vigilare e suggerire emendamenti ai bandi non corretti. Il presidente del Gus Stefano Gruppuso sta cercando di mappare un mondo che è sempre più fluido e sfuggente. Inoltre è in corso il tentativo di rilancio del Gruppo Uffici Stampa regionale, di cui Giovanni Rossi è presidente nazionale onorario. Prima dell’estate si dovrebbe arrivare a ricostituire un gruppo dirigente che porti a un’attività programmatica.

Il tradizionale appuntamento del 1° ottobre a Conselice vedrà quest’anno l’assegnazione di un premio del valore di mille euro (in buoni libro, abbonamenti a giornali digitali, ecc.) alle scuole medie di Conselice che partecipano a un laboratorio giornalistico per la produzione di un articolo che verrà stampato con una delle pedaline con cui si stampavano i fogli clandestini durante il regime fascista, rimessa in funzione per l’occasione.

Chiudo ricordando che abbiamo potuto vedere il testo di una proposta di legge di sostegno all’editoria locale e siamo stati ascoltati in Regione, come gruppo di lavoro nato in seno al Direttivo, suggerendo diversi correttivi. Auspico che, come previsto, questa proposta di legge vada in porto nei prossimi mesi e rappresenti un importante sollievo per tante aziende in difficoltà che intendono rilanciarsi e non continuare a sopravvivere tra un aiuto e l’altro.

Ringrazio i presenti per l’attenzione, mentre per comprendere tutti quelli che hanno lavorato per il nostro sindacato mi limito a ringraziare le impiegate dell’ufficio, con un grazie speciale dovuto a Lucia Martino.

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