Bilancio della situazione editoriale 2016, la relazione della presidente
Care colleghe e cari colleghi,
l’appuntamento annuale con l’assemblea di bilancio è occasione non solo per valutare l’andamento dei conti della nostra Associazione, ma anche per fare il punto sugli iscritti e sulla situazione editoriale in Emilia-Romagna che continua a vivere stagioni difficili da almeno cinque anni.
Il bilancio, che lo scorso anno aveva registrato un leggero passivo per una somma di circostanze, quest’anno è ritornato in attivo di oltre 22.500 euro grazie a una spending review messa in atto da tutti i componenti del direttivo e che tuttavia nulla ha tolto ai servizi per i soci, a cominciare da quello legale e di assistenza alle vertenze aziendali o alle necessità dei singoli iscritti. Ma di questo vi parlerà dettagliatamente il tesoriere Paolo Maria Amadasi, che ringrazio per il lavoro davvero minuzioso e accurato compiuto quest’anno su ogni singola voce riguardante il conto economico e lo stato patrimoniale dell’Aser. Colgo l’occasione per ringraziare anche i revisori dei conti, che hanno controllato le spese a campione e il bilancio nel suo insieme.
I conti tornati in positivo ci confortano fino a un certo punto perché non riflettono la situazione numerica degli iscritti che, purtroppo, sono in ulteriore calo: erano 1043 nel 2014, 1038 nel 2015 e 1009 al 31 dicembre 2016. Il numero dei nuovi iscritti si mantiene costante, ma continua a scendere quello dei contrattualizzati che erano erano 439 nel 2014, 420 nel 2015 e 411 nel 2016. E’ logico supporre che i 28 contrattualizzati venuti meno negli ultimi tre anni sono colleghi che hanno perso il lavoro, insieme ai tanti altri non iscritti al sindacato. Calano quest’anno anche i professionisti non contrattualizzati e i giornalisti collaboratori. Di questi ultimi si contano 36 unità in meno negli ultimi tre anni, a fronte di un grosso sforzo fatto dai colleghi della commissione e dell’assemblea lavoro autonomo della Fnsi per coinvolgere freelance o “diversamente contrattualizzati” nell’attività sindacale. Purtroppo per chi si barcamena nel mondo del precariato può essere oneroso anche pagare la quota annua di iscrizione al sindacato. Crescono invece i pensionati Inpgi (da 162 a 175 unità in tre anni) e questo non è un dato scontato: la riforma Inpgi ha infatti suscitato polemiche e malumori, inoltre alcuni ritengono che non abbia più senso rimanere iscritti al sindacato una volta che non si esercita più la professione. Per questo credo debba andare a loro il nostro grazie, e il mio in particolare, per la fiducia che continuano a nutrire nel sindacato contribuendo a sostenerlo non solo economicamente ma con il loro grande contributo di idee e di esperienze.
La professione giornalistica in Emilia-Romagna, come nel resto del Paese, registra una continua emorragia di posti di lavoro, cancellati attraverso chiusure e procedure di licenziamento collettivo o individuale. E si moltiplicano le trasformazioni dal rapporto subordinato alla sempre più vasta zona grigia e sottopagata dei freelance e degli “abusivi di ritorno”, i professionisti over 50 che vanno a tappare i buchi nelle redazioni come accadeva venti o trent’anni fa, con la differenza che oggi non c’è più la speranza che prima o poi arrivi la stabilizzazione.
La situazione editoriale nella regione conferma la tendenza già visibile lo scorso anno: dopo l’editoria cartacea la crisi è arrivata a picchiare duro sulle televisioni. Negli ultimi mesi sono state erogate alle aziende alcune tranche arretrate del contributo ministeriale destinato alle radio televisioni locali, ma questo non ha prodotto il saldo delle retribuzioni non pagate ai dipendenti.
I lavoratori di Telesanterno, Telecentro e Telestense hanno scritto una lettera aperta alla Presidenza del Consiglio e ai ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico. Con le aziende, dopo numerosi incontri, avevamo concordato un piano di rientro delle mensilità arretrate che non ha rispettato. I problemi sono iniziati tre anni fa. Sono state progressivamente allontanate decine di collaboratori, oggi in gran parte disoccupati. I subordinati rimasti ricevono le retribuzioni con ritardi che vanno da due a cinque-sei mensilità, a seconda della società. Dopo la lettera dei dipendenti è stata avviata una discussione sugli ammortizzatori sociali in deroga.
Sono stati sottoscritti accordi per ammortizzatori sociali con Icaro Tv di Rimini (cassa integrazione in deroga a cui sono seguiti licenziamenti o trasformazioni da full a part time), Video Regione di Forlì (solidarietà in deroga al 50 per cento fino al 31 dicembre), Radio Tv Parma (solidarietà al 28 per cento, con la stabilizzazione di un precario storico).
Teleducato Parma, anche a causa delle note vicissitudini giudiziarie del proprietario, è stata fortemente ridimensionata fino a confluire nell’area di Comunicare spa (Dodici srl).
A Rete 7 la situazione continua ad essere molto preoccupante. Dopo una lunga serie di ammortizzatori sociali, dal 2009 a oggi i dipendenti sono diminuiti da oltre 40 a 21. Nonostante questo si continua a parlare di esuberi. L’editore Spallanzani ha deciso di disimpegnarsi definitivamente dall’attività gravata da un passivo di alcuni milioni di euro. La società ha chiuso le edizioni dei telegiornali di Modena e di Reggio Emilia, spostando i dipendenti a Bologna. A Reggio Emilia lo stesso telegiornale è ripartito sotto altra società del gruppo e si ha l’impressione che la consistenza numerica del personale impiegato in ruoli giornalistici sia nettamente superiore a quanto dichiarato. Poi l’amministratore delegato e direttore responsabile Giovanni Mazzoni ha ceduto l’operatore di rete (Antenna Uno srl) a Comunicare spa (che fa capo a Coop Alleanza 3.0) con una sorta di clausola sociale “inversa”, confermata anche dall’amministratore delegato di Comunicare Edwin Ferrari in occasione di un incontro coi sindacati: il preliminare di vendita riporta una clausola di nullità nel caso venga dimostrata la subordinazione di anche un solo dipendente nella società acquisita. Dunque nessuna disponibilità ad attenuare eventuali conseguenze sociali di quella cessione, con una logica opposta a quella del Patto per il Lavoro sottoscritto con la Regione Emilia-Romagna. Va comunque riconosciuto l’impegno nel settore editoriale di Coop Alleanza 3.0 che sta investendo in un progetto di forte espansione dell’informazione locale.
Nel 2016 Rete 7 ha anche aperto una procedura di licenziamento collettivo, contestata dai sindacati per il mancato rispetto delle previsioni di legge e di contratto, con evidenti vizi formali e sostanziali, peraltro ammessi in più occasioni dallo stesso amministratore delegato Mazzoni, anche al tavolo istituzionale presso la Regione. L’azienda è poi stata ceduta alla famiglia Baronio, imprenditori televisivi lombardi, che hanno subito richiesto un incontro per proporci un piano di riduzione del costo del lavoro a cominciare dal taglio del pur misero integrativo. E’ arrivato il 13 febbraio il parere dell’Agcom sulla cessione di Rete7 a La Nazionale srl. Il parere è positivo e dà il via libera alla vendita con atto notarile. Tuttavia al momento la cessione delle quote non è stata registrata alla Camera di Commercio. Nel documento dell’Agcom viene indicato nel dettaglio quali sono i fornitori di contenuti che fanno capo a Rete7 srl, quali sono le società controllate, qual è il bacino di copertura. Per verificare la regolarià della gestione dei canali e delle testate abbiamo chiesto un incontro al Corecom insieme al Sigim e ai fiduciari. La presidente del Corecom ci ha ricevuto insieme ai suoi funzionari e abbiamo chiesto loro di verificare se gli splittaggi che vengono fatti con Rtl di Mazzoni sono regolari rispetto alle domande di contributo pubblico e alle graduatorie basate sul numero di giornalisti dipendenti.
Ad aggravare la vicenda di Rete7 c’è il fatto che Spallanzani e Mazzoni risultano indagati dalla Procura di Bologna per fatti risalenti a quando ancora esisteva Il Domani di Bologna, che faceva parte del gruppo editoriale di Spallanzani. Ci sono state perquisizioni a Rete7 e a casa di Mazzoni. La Finanza ha messo i sigilli a un ufficio della sede bolognese della tv. L’accusa sarebbe che sono stati distratti fondi percepiti come contributi per l’editoria con false fatturazioni per presunti servizi resi da Rete7 a Editoriale Bologna. E’ evidente il danno avuto dai colleghi. Vale la pena ricordare che a cinque anni dal fallimento del giornale i lavoratori hanno percepito solo una parte delle loro spettanze.
Nei mesi scorsi è nata TRMedia, che raggruppa Trc Modena e Bologna e Telereggio ed è oggi – con 70 dipendenti – il primo network televisivo della regione. Il canale 42 è stato venduto da Rete7 a Coop Alleanza 3.0 e anche nelle Marche è stato ceduto a una sua controllata, Antenna Uno srl. A Reggio Emilia abbiamo avviato la trattativa insieme ai Confederali sul rinnovo dell’integrativo di TRMedia. Per ora ci è stato illustrato il piano industriale che prevede un taglio del costo del lavoro. Noi e i Confederali non firmammo il precedente rinnovo che tagliava diverse voci ai nuovi assunti e puntava a introdurre le pagelline per l’erogazione del premio di risultato, in analogia a quanto avviene nel commercio. Cosa per noi inaccettabile. Firmò la rappresentanza interna che ritenne di dovere accettare in cambio di assunzioni che – a nostro giudizio – sarebbero state fatte ugualmente, visti i programmi di sviluppo delle coop nel settore televisivo locale. Per fortuna, poi, la questione delle pagelline venne accantonata.
A Trc Bologna abbiamo rilevato cinque giornalisti irregolari su dieci, pagati con la cessione del diritto d’autore. Hanno un’intensità di rapporto da subordinati, nemmeno da co.co.co. Tutti i sindacati al tavolo hanno detto che è necessario un percorso di regolarizzazione e che va allargato il perimetro di applicazione dell’integrativo, perché Parma e Piacenza sono un’altra società, ma partecipano allo stesso progetto editoriale e si scambiano personale e studi di produzione.
Per quanto riguarda il sito internet di Telereggio abbiamo contattato due colleghi che vi lavorano e che sono stati visti anche condurre il tg, i quali tuttavia non sono orientati a fare rivendicazioni, nonostante le nostre sollecitazioni. Inoltre vengono utilizzati almeno due pensionati irregolari, a volte anche nei tg.
Tra i quotidiani, hanno cessato le pubblicazioni nel 2016 la Cronaca di Piacenza e il Quotidiano di Rimini (pubblicati da L’altra informazione società cooperativa), con il ricorso alla cigs con sospensione a zero ore per 11 giornalisti e 2 grafici.
A Prima Pagina Reggio il 16 maggio è stato firmato un accordo di cigs per due anni al 30 per cento. La cooperativa ha un disavanzo di 130 mila euro. Sei giornalisti hanno accettato di “congelare” 50 mila euro di stipendi arretrati ed hanno rinunciato a tredicesima, quattordicesima e maggiorazioni festive. Ha chiuso anche Prima Pagina Modena, ma qui i colleghi hanno preferito non fare ricorso agli ammortizzatori sociali.
All’Unità sono state chiuse le redazioni locali e il quotidiano è diventato esclusivamente romano. Quasi tutti i colleghi delle redazioni di Bologna, Firenze e Milano sono rimasti senza lavoro e sono stati messi in cigs. Una situazione aggravata dal fatto che questi colleghi, a due anni di distanza da questi accadimenti, non hanno ancora ricevuto parte delle loro spettanze, rendendosi necessario un lungo contenzioso col liquidatore giudiziale. Oltre tutto da alcuni mesi è scomparso l’archivio on line del giornale, con grave danno lamentato da tanti colleghi che in quell’archivio custodiscono tutta o gran parte della loro vita professionale.
Alla Voce di Romagna si era arrivati a quindici mensilità non pagate per poi cedere un ramo d’azienda ai figli del proprietario che hanno continuato a editare il giornale, ma con dieci persone in meno. La società controllante aveva intanto svuotato le casse del giornale dove erano transitati milioni di euro di contributi pubblici. Ovviamente sono stati lasciati senza lavoro i colleghi che maggiormente si erano spesi per far valere i diritti di tutti. Per loro abbiamo chiesto la cigs. Il Sindacato dei giornalisti si è fatto carico delle necessarie azioni legali denunciando per comportamento antisindacale l’editore della Voce di Romagna Giovanni Celli che è stato condannato dal Tribunale di Rimini per violazione dell’articolo 28 dello Statuto dei Lavoratori. Celli è stato condannato anche a pagare le spese legali sostenute dall’Associazione per il procedimento contro i licenziamenti illegittimi di due colleghi, ma non ha ottemperato alla sentenza. Per questo, tramite il nostro avvocato di Rimini, anche l’Aser si è insinuata nel fallimento della Voce di Gianni Celli, contro cui pochi mesi fa la Procura di Rimini ha avviato anche un’inchiesta per bancarotta fraudolenta.
Il 7 marzo 2017 è fallita la nuova società che gestiva la Voce, Edizioni delle Romagne, dei figli di Celli e l’8 è uscito l’ultimo numero del giornale. La situazione è drammatica, i dipendenti praticamente non sono stati mai pagati. I giornalisti rimasti nel giornale avevano sempre avuto nei confronti del sindacato un atteggiamento ostile. Addirittura, un collega in una lettera a un sito internet di Rimini aveva rivolto accuse generiche a sindacato, Ordine e Casagit accusandoli di essere la causa della loro rovina e dimostrando di non conoscere nemmeno la differenza tra gli organi di categoria. Un gruppo di colleghi si è rivolto a noi per ottenere gli ammortizzatori sociali. Li abbiamo ricevuti e poi siamo andati a incontrare la curatrice fallimentare per vedere di fare avere loro la cigs perché ritengo che le colpe dei padroni non possano ricadere sui lavoratori nemmeno se hanno accettato di piegarsi ai suoi voleri. Tutti, tranne il direttore che risulterebbe coinvolto nell’inchiesta della Procura di Rimini riguardante Gianni Celli e la presunta distrazione di contributi pubblici per l’editoria su altre società (Celli è stato fino a poco tempo fa agli arresti domiciliari e ha ora obbligo di dimora a Verucchio), hanno chiesto l’iscrizione al sindacato. Di questo il direttivo ha discusso proprio questa mattina decidendo di non accettare le richieste.
Con la società Ondalibera srl di Rimini in liquidazione è stato sottoscritto un accordo di cigs della durata di due anni per un giornalista con sospensione a zero ore.
Con la società High Publisher srl di Bologna è stato sottoscritto un accordo di solidarietà al 30 per cento della durata di un anno per un giornalista.
Il 18 maggio a Parma è stato sottoscritto un accordo di cigs per tre giornalisti della cooperativa Edicta.
Al Corriere di Romagna, per aggirare il peso del contratto, la cooperativa ha deliberato a maggioranza la riduzione del 27% per cento (ridotta poi al 24%) degli stipendi e dei relativi contributi, con danno quindi anche per l’Istituto di previdenza, nonostante la possibilità di accedere alla cigs. Sono tutti soci lavoratori, compresi i poligrafici e gli amministrativi, categorie per altro non coinvolte nella decurtazione dello stipendio perché sono in cassa integrazione. Ora il presidente della cooperativa ha chiesto di rinunciare alle ferie eccedenti e di mettere un tetto annuo alle ferie a prescindere da quante sono quelle spettanti a ciascuno per contratto e anzianità aziendale. Un gruppo di una decina di giornalisti non è d’accordo ma, siccome si vota a maggioranza, passa tutto. Lo scorso 1 marzo abbiamo fatto un incontro con questi colleghi a Rimini in azienda, i quali intendevano poi parlare anche con gli altri per decidere il da farsi. L’ipotesi più potabile è che si faccia scrivere una lettera dai nostri legali per evidenziare le violazioni contrattuali e costituzionali.
L’AGI, l’Agenzia Giornalistica Italia il 28 luglio ha sottoscritto un accordo col cdr di razionalizzazione che prevede la concentrazione delle attività in sei macro aree geografiche e la chiusura delle sedi fisiche di Torino, Mestre, Bologna, L’Aquila, Campobasso, Napoli e Catanzaro. L’accordo non prevede esuberi. I giornalisti attualmente impegnati nelle sedi dismesse continueranno ad operare dalle loro abitazioni private in modalità da remoto.
New Business Media, la società che edita riviste tecniche acquistata dalla famiglia Nardella dalle edizioni del Sole 24 Ore, ha in organico 18 giornalisti a Milano e 6 a Bologna. Nelle settimane scorse abbiamo firmato un accordo di solidarietà verticale al 22,5 per cento per un anno. L’azienda avrebbe voluto anche una cigs a zero ore per due giornalisti con la chiusura di cinque riviste. Abbiamo respinto il trattamento differenziato di questi due colleghi sostenendo che possono essere utilizzati in altre redazioni. Tra alcuni mesi ci rivedremo per valutare un accordo di smaltimento ferie in cambio di riduzione della solidarietà.
Ancora uno stato di crisi al gruppo Riffeser. Nel dicembre scorso, dopo che l’azienda aveva presentato la disdetta di tutti gli accordi integrativi, è stato raggiunto un difficile accordo che prevede la contrattualizzazione a tempo indeterminato di 21 colleghi. Un buon risultato anche se molto inferiore a quanto auspicato dal cdr. Nel corso dello stato di crisi sono comunque usciti una sessantina di giornalisti e l’organico è passato da 315 a 282 articoli 1. Sono state chiuse le redazioni di Rovigo e di Faenza, anche se non sono scomparse le edizioni. E’ stato fatto un accordo per lo smaltimento delle ferie arretrate e sono state ridotte le presenze domenicali con la garanzia che, a rotazione, tutti lavoreranno un numero equo di domeniche. La solidarietà, che si attesta al 13%, verrà prorogata per un altro anno a partire dall’1 agosto 2017.
Al Gruppo Conti l’editore ha inviato ai soli giornalisti lettere di trasferimento dalla storica sede di San Lazzaro a Roma, trasferimenti che dovrebbero diventare effettivi tra il 20 e il 27 aprile. I giornalisti erano 14, due dei quali a tempo determinato e tre direttori. Mi risulta che uno abbia già concordato l’uscita dall’azienda mantenendo una sostanziosa collaborazione triennale. I grafici invece resteranno a Bologna, in una sede alle Roveri che potrebbe comodamente ospitare anche i giornalisti. Abbiamo già fatto un incontro in Fieg e un altro lo faremo il 5 aprile, ma ci sono pochi spazi di dialogo. L’azienda non è disposta a concedere nulla più di quanto previsto dal contratto. A San Lazzaro la sede verrà smantellata perché c’è un piano regolatore del Comune di San Lazzaro di Savena che prevede la costruzione di alloggi. Nell’accordo firmato tra l’editore e il Comune si garantiva il mantenimento della produzione alle Roveri, ma ora l’azienda usa l’escamotage di mantenere in realtà solo la redazione grafica. Ho scritto alla sindaca di San Lazzaro per chiederle un incontro su questa vicenda, ma non mi ha mai risposto. Inoltre il gruppo continua a mantenere nel ruolo di direttore un collega pensionato già da tempo.
Per quanto riguarda gli uffici stampa continuiamo a cercare di tenere monitorati i bandi per addetti stampa, troppo spesso predisposti senza tenere conto dei criteri di legge. La legge 150 in molti casi non viene applicata. L’Aser insieme al Gruppo Uffici Stampa sta cercando di mappare il settore in collaborazione con l’Anci regionale, come già avvenuto in Toscana.
Registriamo continue segnalazioni di mancati versamenti da parte delle aziende editoriali locali al Fondo di previdenza complementare: è un fenomeno sempre più diffuso. Molti colleghi hanno ricevuto la comunicazione dei sospesi e del conseguente mancato accantonamento e investimento. Gli stessi colleghi sono costretti a intervenire per interrompere i termini di prescrizione. Un’azione che speriamo proficua è stata quella dell’Anci che, in accordo con l’Aser, ha inviato a tutti i Comuni dell’Emilia-Romagna un vademecum su come istruire un bando “virtuoso” quando si ricerca personale per l’ufficio stampa.
Sul fronte dei siti online la Federazione Nazionale delle Stampa Italiana e l’Unione Stampa Periodica Italiana hanno siglato la proroga dell’accordo contrattuale scaduto il 31 marzo 2012 introducendo nuove norme che ne estendono la validità anche ai rapporti di lavoro di natura giornalistica svolti nelle testate online di informazione territoriale-locale, trasmesse mediante qualsiasi piattaforma. Un passo finalizzato a portare regole chiare nel mondo dell’editoria locale online, attraverso un accordo di emersione (con minimi tabellari estremamente contenuti) per riconoscere diritti e garanzie a chi oggi non ne ha perché lavora in nero. C’è una moltitudine di siti fantasma che non hanno nemmeno una sede. Persino Repubblica, dopo i controlli dell’Ente previdenziale, ha fatto ricorso al telelavoro per repubblica.parma.it. A questo proposito, abbiamo incontrato il direttore del personale perché era stata annunciata la chiusura del sito dopo otto anni di esistenza e di precariato dei giornalisti che vi lavorano. Dopo l’uscita di una collega, sono rimasti in quattro, uno con mansioni di desk che prevedono l’accesso al sistema editoriale di Repubblica.it. E’ stata scongiurata la chiusura ma si continua con contratti di collaborazione fino alla fine dell’anno e con la promessa di una progressiva regolarizzazione.
L’Aser ha istruito decine di richieste di accesso al contributo di solidarietà della Fnsi avanzate da colleghi in gravi difficoltà economiche per avere lavorato per lunghi periodi senza percepire compensi in aziende in crisi, messe in liquidazione o fallite.
Il sito dell’Associazione della Stampa Emilia-Romagna, curato da me e da Gianluca Croce che ringrazio per l’analisi che ora vi riporto, è attivo ormai da quattro anni ed è diventato uno strumento d’informazione quotidiano. Per le analisi vengono utilizzati strumenti certificati, come le statistiche interne di WordPress.com e di Google Analytics.
Sono stati oltre 150 gli articoli inseriti nel corso degli ultimi 12 mesi, a cui vanno aggiunte venti aggiornamenti di notizie già inseriti e un centinaio di aggiornamento delle pagine con indirizzi, moduli, nomi.
Ogni settimana si registrano in media 500 visite, in crescita rispetto allo scorso anno. Il dato registra alcuni picchi in occasione dei periodi di maggior dibattito. Nei primi mesi del 2016 il trend positivo si è confermato con un dato medio ancora più elevato.
Differenziate anche le aree di provenienza, con una netta prevalenza per l’Italia, ma anche con centinaia di accessi da paesi esteri.
Il sito è organizzato su notizie e pagine. Anche nell’ultimo anno le notizie più visualizzate sono state quelle legate alle crisi aziendali che hanno colpito la stampa in Emilia Romagna e agli episodi di scontri tra editori e sindacato dei mesi scorsi.
Il sito conferma la propria vocazione di servizio nell’analisi delle pagine più visitate: nell’ultimo anno è stata la sezione dedicata alle carte deontologiche quella più cliccata. Particolarmente gradita poi quella che raccoglie i moduli per l’iscrizione all’Aser.
Nel 2016 sono proseguiti gli invii della nostra newsletter “InformASER” a circa 820 colleghi: il numero degli iscritti è in leggera crescita, tra nuove iscrizioni e cancellazioni. Lo strumento utilizzato consente di monitorare quali siano le notizie più interessanti per chi riceve la newsletter: le opportunità professionali, seguite dalle notizie di servizio e dagli eventi.
Continua l’adesione del sito dell’Associazione della Stampa Emilia-Romagna al network dei siti delle Associazioni Stampa regionali che raccoglie in maniera automatica le notizie provenienti dai siti delle Associazioni della stampa aderenti alla Fnsi, grazie alle funzionalità del nostro sito, pienamente compatibili con l’aggregatore nazionale. Rispetto allo scorso anno sono aumentate le visite provenienti dagli altri siti regionali che hanno citato le informazioni pubblicate sul nostro sito, circa un centinaio ogni mese. Numerose visite sono arrivate anche dal sito nazionale della Federazione nazionale della stampa e dall’Ordine dei giornalisti.
Prosegue l’attività di scambio con il Gruppo Giornalisti Uffici Stampa Emilia-Romagna. Da alcuni mesi, sull’homepage del nostro sito vengono linkate in maniera automatica le notizie del GUS e dal sito del GUS provengono numerose visite al sito dell’Aser.
Anche lo scorso anno sono stati diversi i corsi di formazione organizzati dall’Aser in collaborazione con l’Ordine per i quali i giornalisti docenti si sono prestati a titolo gratuito.
Il Sindacato dei giornalisti si è infine costituito parte civile nel processo Aemilia al fianco dei colleghi minacciati e ha ottenuto il relativo risarcimento. Aumentano costantemente i casi di cronisti minacciati e di querele temerarie. A Reggio Emilia l’Aser ha accompagnato il presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti che ha voluto portare la solidarietà del sindacato a tutti i colleghi che lavorano in quel difficile territorio e che, anche durante lo svolgimento del processo Aemilia, hanno subito intimidazioni. Gli imputati avevano addirittura chiesto che il processo si svolgesse a porte chiuse ritenendo inopportuna la presenza dei giornalisti e volendo impedire che essi raccontassero quanto sta uscendo da quella maxi inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nella nostra regione. Per fortuna la giudice ha rigettato questa richiesta lasciando pubbliche le udienze.
Il 19 aprile si andrà al Congresso statutario della Fnsi. Si tratta in realtà della coda del Congresso di Chianciano e andranno le delegazioni elette per quell’occasione. Si voterà una serie di proposte di modifiche allo Statuto della Fnsi. In Emilia-Romagna è stata convocata l’assemblea dei soci su questo tema, che ha prodotto un documento di raccomandazioni per la stesura del prossimo Statuto, il quale andrà direttamente al Congresso. Lo stesso per i documenti presentati dalla Commissione lavoro autonomo, che vede come presidente il collega della nostra regione Mattia Motta, che è anche vice segretario della Federazione. Il Congresso statutario è stato preceduto da un consiglio nazionale convocato proprio su questo tema.
In Consiglio regionale è in discussione un progetto di legge su contributi all’editoria. Noi abbiamo incontrato il primo firmatario Giorgio Pruccoli, poi abbiamo fatto avere alla Regione un dossier sullo stato delle crisi editoriali in Emilia-Romagna, infine abbiamo partecipato all’audizione di tutte le parti interessate. Abbiamo ribadito che occorre un finanziamento consistente, almeno due milioni di euro, non certo i 300mila di cui si vocifera nei corridoi di viale Aldo Moro.
Nei prossimi mesi si andrà al voto per l‘Ordine e per la Casagit. Per la nostra Cassa sanitaria si voterà dal 6 al 10 giugno e solo con voto elettronico. Al momento in Emilia-Romagna non è stata ancora presentata alcuna candidatura. Vi ricordo che vanno presentate entro il 27 aprile.
Come sapete è stata approvata la riforma Inpgi, che tanto ha fatto discutere i colleghi durante lo scorso anno. Il mese scorso la riforma è stata approvata al 90 per cento anche dai ministeri vigilanti. E’ stata congelata la clausola di salvaguardia, quella che permetteva alle aziende in crisi di applicare i vecchi criteri. I ministeri hanno chiesto chiarimenti per capire quanto pesa quella clausola. Il prelievo di solidarietà è stato confermato.
Sulla questione del proboviro nazionale, il collega Cioni ha deciso di rinunciare alla carica e di rimanere nel Consiglio direttivo dell’Aser. Si è proceduto quindi a nuove elezioni e sono stati eletti proboviro nazionale Stefano Pileri, proboviro supplente Alessandro Alvisi.
Infine, i ringraziamenti, che per quanto mi riguarda non sono mai scontati e di maniera. Ringrazio innanzi tutto i componenti dell’Esecutivo che hanno lavorato al mio fianco in maniera puntuale e concreta. Ringrazio tutti i componenti il Consiglio direttivo per il prezioso contributo d’idee e di conoscenze messo generosamente a disposizione. Con loro ringrazio i Revisori dei conti e i componenti il Collegio dei probiviri.
Grazie a tutti i soci Aser che, con il loro interagire, arricchiscono il patrimonio di conoscenze sindacali e umane dell’associazione. Grazie al fiduciario e vice fiduciario dell’Inpgi Matteo Naccari e Marco Gardenghi per la professionalità con cui si rendono disponibili a titolo gratuito a trovare soluzioni ai problemi dei colleghi.
Ringrazio le impiegate dei nostri uffici – Lucia, Alessandra e Monica – la cui professionalità e gentilezza è riconosciuta da tutti i soci.
Un ringraziamento particolare a tutti i miei predecessori per quello che hanno saputo tramandare, con un ricordo speciale per Camillo Galba che non è più con noi ma che io sento sempre presente. Infine un grande in bocca al lupo a Paola Rubbi, che si sta riprendendo da un serio malore e che spero possa guarire presto.
Grazie a tutte e a tutti i presenti per la pazienza e l’attenzione.
Serena Bersani