
“È ammirevole la pervicacia con cui una certa parte del Parlamento italiano vuole conquistarsi un posto
nell’Olimpo di Orban”. Lo afferma Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi.
“Ieri – prosegue – ha avuto il via libera ad essere esaminato un emendamento al ddl sulla Cybersicurezza
del deputato di Azione Enrico Costa che prevede il carcere fino a tre anni per chi divulghi informazioni
conoscendone la provenienza illecita. Sempre sul ddl Cybersicurezza si è esercitato anche il forzista
Tommaso Calderone, la cui proposta prevede che le disposizioni in materia di ricettazione, riciclaggio e
autoriciclaggio vengano applicate anche ai dati o programmi contenuti in un sistema informatico
telematico sottratti illecitamente e alla loro utilizzazione, riproduzione, diffusione o divulgazione con
qualsiasi mezzo. In questo caso la pena può arrivare fino a otto anni di reclusione. Come se il caso
Assange non fosse mai esistito”.
“Ai giornalisti italiani – incalza Costante – si chiede non solo di verificare se una notizia è vera, come
prevede la legge ordinistica, ma di vestire anche i panni degli investigatori per accertarsi che a monte
non ci sia un reato. Evidentemente alcuni parlamentari, non solo di maggioranza, non riescono a
rassegnarsi al fatto che il carcere per i cronisti debba uscire dalla legislazione italiana. È lampante il
tentativo di irrigidire le leggi prima che il Media Freedom Act dispieghi i suoi effetti anche nel nostro
Paese. Un motivo in più per chiedere all’Europa di vigilare sull’attacco che l’informazione italiana sta
subendo”.