Caso Aldrovandi, l’Odg boccia ricorso del Coisp contro giornalista di estense.com
L’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna ha deciso di archiviare il ricorso presentato dal sindacato di polizia Coisp contro il collega Marco Zavagli di estense.com per un articolo sulla manifestazione pubblica degli agenti aderenti a quel sindacato in favore dei poliziotti condannati a seguito della morte di Federico Aldrovandi.
Queste le motivazioni espresse dal Consiglio dell’Ordine:
“Il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna, competente per territorio, ha deciso di respingere il ricorso inviato il 4 marzo 2013 al presidente nazionale Enzo Iacopino da Franco Maccari, segretario generale del Coisp (Coordinamento per l’indipendenza sindacale delle forze di polizia), contro il giornalista Marco Zavagli per un articolo pubblicato il 3 marzo 2013 sulla testata on line ‘’estense.com’’. L’articolo in questione si riferisce all’iniziativa del sindacato di polizia a difesa dei quattro agenti della questura di Ferrara condannati per la morte di Federico Aldrovandi ucciso durante un controllo di polizia il 25 settembre 2005. Nell’esposto si parla di ‘’mancanza di deontologia professionale e di faziosità capziosa’’ e si chiede ‘’una pesante censura’’.
Secondo il Consiglio dell’Ordine, che ha accuratamente analizzato l’articolo contestato, l’accusa mossa non ha alcuna fondatezza. Il testo di Zavagli riporta infatti ampi stralci del comunicato sindacale del Coisp dando nel contempo una lettura critica dell’iniziativa e rapportandola alle sentenze di condanna per inquadrare la vicenda nel suo annoso contesto. In sostanza il comunicato del Coisp dà un’immagine, libera e legittima, dei fatti, e il giornalista, ritenendo in autonomia che questa descrizione non sia quella risultante dalle sentenze di condanna (peraltro mai esplicitate nel volantino sindacale), esercita il suo diritto di critica. Il fatto che il commento documentato sia sgradito all’interlocutore non significa – secondo questo Consiglio – che sia stata fatta una scorretta informazione. I giornalisti trovano nella legge e nelle loro norme deontologiche limiti invalicabili nel rispetto dei fatti e delle persone, ma sono altresì liberi di esercitare il sacrosanto diritto di critica.
Ci sarebbe semmai da eccepire su certe discutibili espressioni del volantino che definisce la vittima come ‘’drogofilo’’ e afferma che ‘’il dolore e la morte in prima pagina hanno consentito, per anni, ai giornali di vendere, a tv di fare ascolti, ad altri di lucrare con libri e cinema’’. Quasi un invito al silenzio mediatico su una tragica vicenda che proprio grazie all’interesse dei media ha avuto eco e riscontro nell’opinione pubblica. C’è, accanto al diritto di cronaca, un diritto ancora più importante che è quello dei cittadini ad essere informati. Non dimentichiamolo.
Quanto alla pubblicazione della foto del cadavere di Federico, immagine dolorosa e e certamente choccante, il Consiglio ritiene che nella sua eccezionalità (così fu nelle intenzioni della madre di Aldrovandi cha a suo tempo la propose come prova nel processo) abbia avuto un impatto e una funzione di scossa decisiva per far luce su una verità nascosta e per ristabilire la verità dei fatti. Consapevole di questo il Consiglio invita tuttavia tutti i media e i colleghi alla moderazione e ad evitare in futuro un uso disinvolto della stessa. Immagini così crude e raccapriccianti devono restare negli archivi, a memoria e testimonianza, e non possono essere riproposte al di fuori di rari e motivati contesti di interesse pubblico e sociale.
Con queste considerazioni il Consiglio dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia-Romagna ha perciò deciso all’unanimità di archiviare il ricorso”.