Cdr Poligrafici alla Camera dei Deputati: “Condizionare gli aiuti pubblici all’informazione sostegno solo a chi investe, consentire l’accesso dei redattori nei cda”
Oggi, giovedì 15 ottobre, il coordinamento dei Cdr del Gruppo Poligrafici Editoriale ha lanciato la proposta di condizionare gli aiuti pubblici all’informazione dando sostegno solo a chi investe, e consentire l’accesso di una rappresentanza dei giornalisti nei cda. Qui di seguito le agenzie e le reazioni alla proposta del Coordinamento.
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EDITORIA: CDR GRUPPO RIFFESER, ‘CONDIZIONARE AIUTI A EFFETTIVO RILANCIO IMPRESE’ = Girella (Qn), politica deve riformare legge 416 con ingresso giornalisti nei cda
Roma, 15 ott. (Adnkronos) – Diritto di nominare un rappresentante della redazione nel Cda delle aziende editoriali; disporre che qualsiasi futuro sostegno finanziario, venga condizionato all’obbligo reinvestire in formazione e tecnologia digitale. Sono le due richieste che i giornalisti del Gruppo editoriale Riffeser (Qn, Quotidiano.net, Resto del Carlino, Nazione e il Giorno), hanno rivolto al Parlamento in una conferenza stampa alla Camera. L’appello è stato raccolto dal deputato Stefano Fassina (Leu) e dal senatore M5s, Primo Di Nicola, che hanno in primo luogo preso atto della necessità di rimettere mano alla legge 416 che disciplina il ricorso ai finanziamenti pubblici per il risanamento, il rilancio delle imprese e l’accesso ai pre-pensionamenti nelle aziende editoriali.
“Abbiamo scelto questa sede – ha dichiarato Marco Girella, giornalista e componente del Cdr di Qn in una conferenza stampa a Montecitorio – perché ci troviamo in una situazione molto difficile, come tanti colleghi di altri quotidiani. Il nostro editore, presidente della Fieg, Andrea Riffeser, negli ultimi anni ha messo in pratica una politica fatta di riduzione dei costi realizzati tutti a spese dei giornalisti e dell’Inpgi. Tagli dei costi hanno significato, nel corso del tempo, 3 accessi alla legge 416, con prepensionamenti, solidarietà per 36 giorni l’anno, con taglio degli stipendi e minor presenza in redazione”.
FASSINA (LEU) E DI NICOLA (M5S): INTERVENTI GIÀ IN LEGGE DI BILANCIO
Roma, 15 ott. (askanews) – Rivedere la legge 416/81 sull’editoria per condizionare la concessione degli stati di crisi (pagati, per le redazioni, dalla previdenza di categoria dei giornalisti) all’inserimento di un rappresentante delle redazioni nei consigli di amministrazione delle aziende editoriali; subordinare qualsiasi futuro aiuto finanziario della mano pubblica agli editori all’obbligo di effettuare investimenti in formazione, tecnologie e transizione al digitale. Sono queste le due richieste avanzate dal Coordinamento dei Comitati di redazione del gruppo Poligrafici editoriale che pubblica il Quotidiano nazionale (Giorno, Resto del Carlino e Nazione), nel corso di una conferenza stampa alla Camera alla quale hanno partecipato il senatore Primo Di Nicola del Movimento 5 stelle e il deputato del gruppo di Liberi e Uguali Stefano Fassina. Dopo una lunga sequenza di contratti di solidarietà e di prepensionamenti dal 2010 ad oggi, i rappresentanti sindacali del gruppo (quasi 400 giornalisti contrattualizzati nelle redazioni o come corrispondenti e collaboratori fissi, 33 edizioni cittadine con siti internet locali dedicati in Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Toscana, Liguria, Veneto, Lazio e Umbria) sono giunti alla conclusione che gli interventi assistenziali “sono fallimentari”. Anche i recenti interventi disposti dal presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, ha spiegato Matteo Naccari, che è anche presidente dell’Associazione della Stampa emiliano-romagnola, sono serviti solo “a erogare soldi a pioggia che sono finiti nelle tasche degli editori e non hanno dato alcun beneficio al prodotto e ai giornalisti”. Marco Girella, altro componente del coordinamento dei Cdr del gruppo ha ricordato che Andrea Riffeser Monti è presidente della Federazione degli editori e le sue iniziative rischiano di fare da “modello” anche per l’intero settore. “La sua unica politica industriale è il taglio del costo del lavoro, poi è lo stesso che chiede soldi e prebende allo Stato, magari attraverso il Recovery Fund”. L’allarme è di sistema, ha spiegato il sindacalista, perché la crisi dell’editoria “ci pone davanti all’alternativa fra i produttori delle fake news e i giganti del web che decidono cosa si può pubblicare e cosa no. Il rischio è che spariscano del tutto quelli che fanno le domande e danno conto delle risposte, cioè i giornalisti”. Elena Polidori, che è anche componente del Consiglio di amministrazione dell’Inpgi, l’istituto di previdenza dei giornalisti, ha ricordato dal canto suo che “il ricorso perenne alla legge 416 ha minato la salute dell’Inpgi, ridotto ad essere il bancomat degli editori”. “Questo settore è decisivo per la salute della democrazia”, ha sottolineato Fassina, che si è impegnato a lavorare “con la maggioranza e anche forze esterne alla maggioranza”. L’obiettivo è provare a inserire qualche modifica al regime legislativo sull’editoria già dalla legge di bilancio. Anche Di Nicola ha garantito il suo appoggio alle proposte del coordinamento dei Cdr del gruppo Poligrafici. Il senatore stellato ha denunciato una sorta di strisciante boicottaggio della sua proposta di legge contro le cause civili intimidatorie (cosiddette querele temerarie), che era stata calendarizzata a palazzo Madama nello scorso mese di gennaio, poi esclusa dal programma dei lavori “e ora ricalendarizzata ma solo con delle condizioni molto specifiche”. Per Di Nicola lo stato di salute dell’editoria rappresenta “una vera e propria emergenza democratica”, ma no solo a causa della crisi contingente del settore. “Riffeser come gli altri editori non sono interessati ai piani di rilancio editoriale perché non ci sono editori puri, i giornali si fanno come ramo d’impresa, spesso come arma di ricatto nei confronti della politica”, ha sottolineato.
Cdr Poligrafici alla Camera dei Deputati, la proposta: condizionare gli aiuti pubblici all’informazione sostegno solo a chi investe, consentire l’accesso dei redattori nei cda
Roma, 15 ott. – Premiare gli editori che rispettano i contratti e che investono, consentire ai giornalisti di partecipare alla gestione delle societa’ editoriali. Nella profonda crisi del settore i redattori del Gruppo editoriale Nazionale (Quotidiano nazionale, Quotidiano.net, Il Resto del Carlino, la Nazione e Il Giorno) propongono alla politica di fare un passo “per aiutare a tenere aperte le redazioni”, salvare “il mestiere di chi fa le domande” e presentare una proposta basata su due capisaldi, centrati sulla modifica della legge di sostegno all’editoria, la 416 dell’81. In primo luogo “condizionare gli aiuti finanziari all’obbligo di effettuare altrettanti investimenti in formazione, tecnologia e digitale”. In secondo luogo, “per uscire da una logica di contrapposizione tra editori e redazioni, i soldi dell’assistenza versati dai giornalisti diano alle redazioni il diritto di nominare un proprio rappresentante dentro al consiglio di amministrazione”. La proposta e’ stata presentata nel corso di una conferenza stampa alla Camera, alla quale hanno partecipato il senatore del M5s Primo De Nicola e il deputato di Leu Stefano Fassina. Per i giornalisti sono intervenuti Giulia Bonezzi, Remo Santini, Matteo Naccari, Marco Girella. L’editoriale Nazionale e’ uno dei primi gruppi in Italia, con edizioni in 33 citta’ di 8 regioni. Vi lavorano 280 giornalisti ‘articoli 1’ e 100 tra ‘articoli 2 e 12′. Le testate vendono 150mila copie al giorno e nel 2019 piu’ di 238 milioni di visitatori hanno sfogliato 715 milioni di pagine dei siti internet. Il gruppo ha un fatturato di 148 milioni di euro (comprensivo di attivita’ extraeditoriali) ma dal 2012 “ha avuto accesso per tre volte alla 416/81 in relazione ai prepensionamenti, ha fatto ricorso per 26 milioni di euro a solidarieta’ o cassaintegrazione, con un costo sui giornalisti di 16 milioni di euro. In cinque anni, dal 2013 al 2018 l’editore ha distribuito 15 milioni di euro a se’ e ai familiari membri del cda. Se non poniamo dei paletti, che vanno nella direzione degli investimenti, e’ probabile che il sostegno finanziario finisca solo nelle tasche degli editori senza benefici per le redazioni e per i giornalisti. In piu’ noi diciamo: di fronte al sostegno pubblico e ai sacrifici che i giornalisti fanno, ci fai quanto meno entrare nel Cda?”, spiega Girella.(SEGUE) (Rai/ Dire) 14:15 15-10-20 NNNN