Collaboratori, sciopero al Messaggero. Lorusso: “Atto forte e di denuncia”. Motta: “Caltagirone apra il confronto”. Adesioni, solidarietà, e un’interrogazione parlamentare
«Lo sciopero dei collaboratori del Messaggero ha fatto cadere il velo di ipocrisia che, fino ad oggi, ha permesso agli editori e agli stessi organi di informazione, fatte salve poche eccezioni, di ignorare le gravi condizioni di precarietà lavorativa in cui versano numerosi giornalisti. Il rifiuto opposto dai collaboratori ad un nuovo taglio dei già esigui compensi, che l’editore sta cercando di imporre con la formula “prendere o lasciare”, è un atto di denuncia forte e perentorio, che ci auguriamo possa essere ascoltato soprattutto dal governo». Così il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, sulla mobilitazione dei giornalisti non dipendenti del quotidiano di via del Tritone.
«Pensare di affrontare le numerose criticità strutturali del settore dell’informazione, aggravate dall’emergenza sanitaria, soltanto con il taglio continuo a sistematico del costo e dei posti di lavoro, come purtroppo avviene da più di un decennio, dimostra l’incapacità di elaborare una visione e una strategia di sistema che, partendo da riforme necessarie e ineludibili, avvii il rilancio di un settore vitale per la vita pubblica e la tenuta delle istituzioni democratiche», aggiunge Lorusso.
«È pertanto auspicabile – incalza il segretario generale – che questa vertenza, che la Fnsi continuerà a sostenere e per la quale torna a chiedere all’editore di avviare un confronto nel merito senza pregiudiziali e inutili esibizioni muscolari, possa segnare l’inizio di una più ampia mobilitazione.
L’informazione e la tutela della dignità della persona e del lavoro devono tornare al centro del confronto con il governo e con gli editori. La crescita delle diseguaglianze, che mette sempre più a rischio la tenuta sociale del Paese, interessa da tempo anche il mondo dell’informazione: ne prendano atto anche i cosiddetti giornalisti garantiti, per alcuni dei quali la precarietà da sbattere in prima pagina è sempre e soltanto quella di altre categorie di lavoratori».
LE REAZIONI
Mattia Motta, segretario generale aggiunto Fnsi e presidente Clan:
«Tutti i giornalisti non dipendenti devono uscire dall’invisibilità. Valiamo più di 7 euro»
«Immaginate un’azienda in cui il datore di lavoro decide di fare il “padrone” e taglia gli stipendi del 30%, non accetta il benché minimo dialogo e impone di decidere entro un mese: “prendere o lasciare, quella è la porta”. Aggiungete che a questi lavoratori – colleghi che fanno lo stesso mestiere, quotidianamente, da anni – non viene riconosciuto né il contratto di lavoro corretto né la dignità della piena rappresentanza sindacale. Quella che stiamo vivendo è una pagina veramente triste dell’editoria italiana e non riguarda solo giornalisti ed editori: lo sciopero dei collaboratori del Messaggero parla a tutti: alle istituzioni, per dire che i co.co.co. sono una forma di sfruttamento legalizzato e vanno abrogati e che l’equo compenso non è più rinviabile; ai cittadini si rivolge per far capire che il lavoro di cronisti e corrispondenti che informano milioni di persone vale molto di più di sette euro a notizia». Così Mattia Motta, segretario generale aggiunto Fnsi e presidente Clan, commenta lo sciopero indetto dall’Assemblea dei collaboratori della testata di via del Tritone e dalla Federazione nazionale della Stampa italiana.
«Danno “voce” a milioni di cittadini e oggi, per farsi sentire, devono chiudere i taccuini. Stiamo parlando di giornalisti che, di fatto, fanno i corrispondenti, i cronisti e sono riferimenti per i propri territori: lo sciopero è loro diritto ed è l’unica arma per mandare un segnale all’arroganza dell’editore che non apre alcuna trattativa. Giornalisti senza tutele, sottopagati, e sottoposti a un ultimatum irricevibile. Rinnovo l’invito all’editore ad aprire un tavolo con il sindacato e congelare i tagli previsti per il 14 luglio. Oggi i collaboratori del Messaggero sono usciti dalla condizione di invisibilità comune a tutti giornalisti precari in Italia: tutti i giornalisti non dipendenti devono uscire dall’invisibilità, facciamoci sentire: valiamo più di 7 euro ad articolo».
Lorenzo Basso, lavoratore autonomo componente della Giunta esecutiva Fnsi: «Solidarietà e vicinanza ai colleghi»
«È d’obbligo oggi esprimere solidarietà e vicinanza ai collaboratori de “Il Messaggero”, che incrociano le braccia di fronte ad un ultimatum inaccettabile da parte dell’azienda. Da anni costretti a lavorare sottopagati e privi di tutele, questi nostri colleghi, tra i primi in Italia, hanno portato alla ribalta – assieme alla Fnsi – un tema di cui si parla da troppo tempo, il compenso dei giornalisti di quotidiani e delle agenzie di stampa impiegati con contratti precari. I collaboratori scioperano contro una diminuzione ulteriore del compenso per ciascun articolo. Bisogna ricordare come i compensi dei collaboratori de “Il Messaggero” (7 euro lordi a pezzo) non garantiscano in ogni caso una vita libera e dignitosa per i lavoratori, come invece sancisce la Carta costituzionale. In un momento in cui i collaboratori di diverse testate sono in stato di agitazione per paventati tagli ai compensi dei più deboli, lo sciopero dei colleghi rappresenta un segnale importante per tutti i collaboratori e i lavoratori del comparto giornalistico, e sollecita il Governo a riprendere al più presto i lavori del tavolo per l’applicazione della legge dell’equo compenso. L’iniziativa mette inoltre in evidenza il problema della mancata applicazione del contratto di categoria, che negli ultimi vent’anni ha portato all’affermazione di una fascia sempre più estesa di lavoratori poveri.
Ordine e Sindacato giornalisti del Veneto: «Solidarietà ai colleghi»
#nonvalgo7euro: no al taglio unilaterale di compensi già al limite della soglia di sopravvivenza. Sindacato e Ordine dei giornalisti del Veneto esprimono solidarietà ai collaboratori giornalisti non dipendenti del Messaggero di Roma da oggi venerdì 10 luglio in sciopero per tre giorni fino domenica 12 luglio.
L’astensione dal lavoro è stata decisa dall’Assemblea dei giornalisti non dipendenti del quotidiano edito da Caltagirone (lo stesso che pubblica Il Gazzettino) che si è costituita nella sede della Fnsi sotto l’egida della Commissione lavoro autonomo nazionale (Clan) della stessa Federazione nazionale della stampa italiana, e che lo scorso 23 giugno aveva dichiarato lo stato di agitazione chiedendo inutilmente un tavolo di confronto.
Al centro della protesta la comunicazione via mail ricevuta lo scorso 15 giugno a ogni giornalista non dipendente con cui l’azienda intimava all’interessato di firmare entro il 14 luglio l’accettazione “prendere o lasciare” della decurtazione media del 20% del tariffario in essere.
La lotta dei giornalisti non dipendenti del Messaggero di Roma è una lotta di tutti perché fotografa lo stato di grave precariato in cui sono costretti a lavorare, per la stragrande maggioranza, i giornalisti non dipendenti in tutte le regioni, anche la nostra. Un fenomeno che l’Ordine e il Sindacato dei giornalisti del Veneto hanno denunciato e continuano a denunciare in tutte le sedi anche quelle istituzionali. Contrastare lo sfruttamento e il precariato dei giornalisti non dipendenti significa tutelare anche i giornalisti dipendenti e l’intero settore dell’editoria in crisi ben prima del Covid, e spesso a causa di editori incapaci di visioni strategiche di rilancio e capaci solo di tagliare il costo del lavoro – dentro e fuori le redazioni – incuranti del ruolo fondamentale che l’informazione di qualità e professionale ricopre per la crescita e lo sviluppo democratico della società.
Editori pronti a invocare libertà, autonomia, indipendenza, autorevolezza, credibilità del “prodotto giornale” pagando a cottimo in media da 7 a 20 euro a pezzo i giornalisti non dipendenti – fondamentali per la raccolta delle notizie sul territorio – e costringendo i giornalisti dipendenti a compiti di desk e con organici ridotti all’osso. Ecco perché la lotta dei collaboratori del Messaggero di Roma per diritti e tutele va sostenuta e condivisa perché in ballo c’è il futuro della professione, della sua dignità, del suo valore, della sua specificità.
La solidarietà dell’Asva
Dopo la comunicazione unilaterale dell’editore del taglio dei compensi dei collaboratori, il neonato coordinamento dei collaboratori del quotidiano Il Messaggero è arrivato alla proclamazione di uno sciopero. È un segnale forte, soprattutto da parte di un gruppo di giornalisti senza tutele, che lavorano sul campo e che “costruiscono” il giornale portando ogni giorno notizie, immagini, video. Anche se si tratta di una realtà geograficamente lontana dalla Valle d’Aosta, l’Associazione Stampa Valdostana esprime vicinanza e solidarietà in questa lotta ai colleghi e li supporterà in tutte le loro battaglie.
Il sostegno del Coordinamento giornalisti non contrattualizzati Rai
Il Coordinamento dei giornalisti non contrattualizzati della Rai, ancora operativo in attesa della conclusione dei tempi tecnici di concretizzazione dell’accordo concluso e concordato, esprime la propria completa solidarietà ai collaboratori del Messaggero in lotta; invita la Fnsi a proporre concrete soluzioni di regolamentazione del ruolo e dell’attività dei giornalisti freelance che, a legislazione e contratto vigenti, superino l’attuale giungla di comportamenti illegali o immorali da parte di quegli editori che calpestano e disprezzano la dignità dei lavoratori e delle proprie famiglie; si impegna a sostenere eventuali ulteriori azioni di lotta che la Federazione dovesse ritenere utili e opportune a sostegno delle componenti più deboli della categoria.
Riteniamo sia giunto il tempo di porre un freno agli abusi sui contratti atipici e all’attacco alle tutele e ai diritti dei lavoratori che oggi colpisce le fasce meno garantite ma che, come tutti vediamo, ha come obiettivo finale quelle garantite.
Non esiste Stato democratico dove i giornalisti siano ricattabili e non possano esprimere le loro opinioni in piena libertà nel rispetto delle leggi e delle norme che regolano la vita delle nostre società.
L’attacco alla libertà della stampa, quale che sia la forma che assume e quali che siano le categorie contrattuali o gli istituti che colpisce, è un attacco contro la libertà di tutti, contro i nostri principi costituzionali e contro le basi su cui si fonda lo stare insieme della nostra società.
Il tempo dell’arretramento è finito.
Il coordinamento dei collaboratori del quotidiano Libertà di Piacenza: «Forte solidarietà»
Il coordinamento dei collaboratori del quotidiano Libertà di Piacenza esprime forte solidarietà nei confronti dei colleghi del Messaggero a cui è stato a proposto un inaccettabile taglio dei compensi che ancora una volta umilia e svilisce il lavoro dell’intera categoria facendo peraltro ricadere, come troppo spesso succede, il peso di certe scelte sulla parte più debole e meno tutelata del settore.
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FNSI E COLLABORATORI MESSAGGERO, la dichiarazione di SCIOPERO
SI RESTA IN SILENZIO PER FARSI ASCOLTARE: SCIOPERO DEI COLLABORATORI
Non abbiamo altra scelta. Per la dignità del lavoro, per il diritto dei giornalisti di informare, e per il diritto dei lettori di essere informati da giornalisti liberi e indipendenti, siamo costretti a proclamare un pacchetto di 3 giorni di sciopero contro i tagli dei compensi e per lanciare un segnale forte all’editore che sta ignorando ogni richiesta di dialogo. D’intesa con il sindacato unico e unitario dei giornalisti Italiani, la Fnsi, l’Assemblea di Collaboratori del Messaggero dichiara SCIOPERO nei giorni venerdì 10, sabato 11 e domenica 12 luglio e invita tutte le colleghe e i colleghi ad aderire alla protesta.
Dopo l’apertura di formale stato di agitazione il 23 giugno 2020 insieme alla Fnsi; dopo che l’azienda non si è degnata nemmeno di sedersi a discutere; dopo aver dimostrato in tutti i modi, e in anni di lavoro, l’apporto fondamentale dei giornalisti non-dipendenti e il senso di appartenenza alla testata; dopo la reiterata non applicazione del Contratto nazionale di lavoro nella parte che regola il nostro lavoro: SCIOPERIAMO.
L’Assemblea rinnova l’appello e formale richiesta di ritirare la proposta unilaterale di taglio dei compensi a partire dal 14 luglio; invita i colleghi e le colleghe a non accettare decurtazioni a pezzi già oggi pagati la miseria anche di 7 euro.
L’Assemblea si scusa con i lettori per l’astensione dal lavoro: ma questa è una battaglia che dobbiamo fare tutti insieme per la qualità dell’informazione e la dignità del lavoro. Siamo giornalisti sottopagati e senza diritti, come tanti, e abbiamo deciso di lanciare un segnale forte e indispensabile.
L’Azienda sa bene l’apporto fondamentale dei collaboratori che ogni giorno, in ogni condizione, informano milioni di cittadini sui loro territori in Lazio, Umbria, Abruzzo e non solo.
Al nostro Direttore, a cui va l’augurio di buon lavoro per il recente incarico, segnaliamo che i prìncipi di solidarietà professionale e colleganza alla base dei corretti rapporti, appunto, tra colleghi, impallidiscono di fronte alla mail che abbiamo ricevuto e in cui ci consiglia di accettare le riduzioni unilaterali, chiudendo gli occhi sulla non applicazione del contratto.
Solo tenendo i taccuini chiusi e i pc spenti speriamo che l’azienda apra il confronto, che chiederemo incessantemente anche tramite la mediazione delle istituzioni, chiamate in causa da un comportamento inaccettabile dell’editore.
l’Assemblea dei Collaboratori de Il Messaggero
Roma, 9 luglio 2020
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Vertenza collaboratori del Messaggero, interrogazione dell’Onorevole Luigi Gallo, presidente Commissione Cultura della Camera a Conte e Catalfo
La battaglia dei giornalisti non dipendenti del Messaggero, in sciopero per tre giorni contro la proposta unilaterale dell’editore di un ulteriore taglio ai compensi e il rifiuto dell’azienda di aprire il confronto con i lavoratori e i rappresentanti sindacali, arriva all’attenzione delle istituzioni. Il presidente della commissione Cultura della Camera, Luigi Gallo, ha presentato un’interrogazione rivolta al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e alla ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, per sapere «quali iniziative il governo intende adottare al fine di istituire celermente un tavolo di confronto tra i lavoratori, l’azienda e le Amministrazioni pubbliche competenti, al fine di rivalutare l’intenzione di ridurre i corrispettivi delle collaborazioni giornalistiche a partire dal 14 luglio 2020» e «quali iniziative, anche di tipo normativo, il governo intende adottare per tutelare il lavoro, i diritti e la dignità dei giornalisti con contratti di collaborazione, al fine di garantire, allo stesso tempo, che il diritto all’informazione, la libertà d’espressione e la democrazia del Paese non siano minati».
«Il lavoro senza regole e la precarietà dei corrispondenti del Messaggero rappresentano un attacco alla democrazia, mettendo a rischio l’informazione libera. Perché solo rafforzando le tutele dei giornalisti ci si libera dai ricatti», afferma, in una nota, l’esponente del Movimento 5 Stelle.
«Ho presentato un’interrogazione parlamentare al Presidente del consiglio dei ministri e al ministro del lavoro e alle politiche sociali, e sollecitato il sottosegretario all’editoria Martella – aggiunge – per sapere come mai l’azienda, uno degli editori più conosciuti d’Italia con ben nove testate giornalistiche di sua proprietà non abbia voluto confrontarsi con i lavoratori, come si evince dalle richieste formulate dalla Fnsi. Si parla di sette euro lordi per un articolo sul cartaceo. Questa decurtazione prevista dal 14 luglio è il segno di una profonda crisi del panorama dell’informazione da non sottovalutare perché va a discapito dei giornalisti ma anche di ognuno di noi che da sempre combatte per una società con una informazione libera. Il giornalismo di qualità è un contributo fondamentale per arricchire il dibattito del Paese e per garantire il diritto all’informazione, così come previsto all’articolo 21 della Costituzione, bisogna prima di tutto tutelare l’indipendenza economica dei giornalisti. Per questi motivi, il lavoro di giornalisti senza diritti, senza tutele e senza garanzie non può che riflettersi sull’intera società».
PER APPROFONDIRE
Di seguito il testo dell’interrogazione.
Al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali – Per sapere – premesso che:
Forte è l’agitazione che si registra tra i a collaboratori del quotidiano “Il Messaggero”, a seguito dell’intenzione da parte della testata di una di riduzione unilaterale dei compensi. Questa decurtazione è soltanto l’ultima di una serie iniziata più di dieci anni fa e pone i collaboratori nella condizione di essere pagati con importi sotto la soglia minima di dignità professionale, al di fuori dei minimi tariffari previsti dall’Accordo tra Fieg e Fnsi sul Lavoro Autonomo sottoscritto nel 2014 ed allegato al Cnlg Fieg-Fnsi;
il 15 giugno è stata recapitata ai singoli collaboratori una lettera in cui si legge che conseguentemente ai medesimi interventi adottati all’interno di altre testate di società collegate a Il Messaggero S.p.a e a fronte dell’emergenza sanitaria, sarà necessario un aggiornamento dei corrispettivi delle collaborazioni giornalistiche, per articoli e/o servizi pubblicati, adottando con massimo rigore una razionalizzazione dei costi editoriali per tutelare l’equilibrio economico stesso della Società;
in data 23 giugno 2020, è stata costituita a Roma l’Assemblea dei giornalisti non dipendenti che si è riunita presso la sede della Federazione nazionale della Stampa italiana, coinvolgendo giornalisti di tutte le edizioni del giornale, quali Roma, Viterbo, Latina, Frosinone, Rieti, Civitavecchia, Abruzzo e Umbria;
il 24 giugno la Federazione nazionale della Stampa italiana ha inviato all’Amministratore delegato de “Il Messaggero” una nota in cui è stata evidenziata la preoccupante vicenda relativa all’intenzione dell’azienda di ridurre drasticamente i corrispettivi delle collaborazioni giornalistiche, richiedendo un incontro tra le parti chiamate in causa al fine di confrontarsi per trovare un accordo che preveda condizioni migliori per i lavoratori. A tale richiesta della Federazione, l’Amministratore delegato non ha dato alcun riscontro; all’interno della lettera inviata il 15 giugno, per consentire ai collaboratori “una più compiuta valutazione”, la società ha comunicato i tariffari che intende applicare a partire dal 16 luglio, indicando compensi lordi che variano, a seconda delle battute, d 7 a 20 euro per le cronache locali e da 13 a 39 euro per l’edizione cartacea nazionale; la vicenda ha suscitato solidarietà e sostegno da una gran parte di lavoratori del settore, come freelance che lavorano per altri organi di stampa, il Coordinamento dei giornalisti non contrattualizzati della Rai e il Coordinamento dei precari di Repubblica, tutti al fianco dei collaboratori del Messaggero nella richiesta di ritiro dei tagli unilaterali ai compensi e dell’apertura di un tavolo di confronto con l’azienda;
la scelta di ridurre drasticamente i compensi dei collaboratori produrrà inevitabilmente effetti negativi sulla qualità del prodotto giornalistico. L’impiego di collaborazioni esterne risulta imprescindibile, ma con tali scelte si colpisce la fascia più debole dei lavoratori che allo stesso tempo è indispensabile. Il giornalismo di qualità è un contributo fondamentale per arricchire il dibattito del Paese e garantire il diritto all’informazione così come previsto all’articolo 21 della Costituzione. Per questi motivi, il lavoro di giornalisti senza diritti, senza tutele e senza garanzie non può che riflettersi sull’intera società;
quali iniziative il Governo intende adottare al fine di istituire celermente un tavolo di confronto tra i lavoratori, l’azienda e le Amministrazioni pubbliche competenti, al fine di rivalutare l’intenzione di ridurre i corrispettivi delle collaborazioni giornalistiche a partire dal 14 luglio 2020;
quali iniziative, anche di tipo normativo, il Governo intende adottare per tutelare il lavoro, i diritti e la dignità dei giornalisti con contratti di collaborazione, al fine di garantire, allo stesso tempo, che il diritto all’informazione, la libertà d’espressione e la democrazia del Paese non siano minati.