Costante: “L’Italia ha un problema con il lavoro, anche nel mondo dell’informazione”

Di ALESSANDRA COSTANTE

(segretaria generale della Fnsi – Federazione nazionale stampa italiana)

Additati come casta e invece sempre più lavoratori poveri. Indicati come privilegiati ed invece stretti tra diffuse crisi aziendali e un futuro ancora più incerto del presente. La quotidiana lotta dei giornalisti oggi è per mantenere saldo il dovere di informare, riconosciuto dalla Costituzione, e la dignità del proprio mestiere. Così nel giorno della Festa del Lavoro faccio mie le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «Il lavoro non è una merce». «Il lavoro è libertà. Anzitutto libertà dal bisogno».

E ancora: «Il lavoro deve essere libero da condizionamenti, squilibri, abusi che creano emarginazione e dunque rappresentano il contrario del suo ruolo e del suo significato». La fotografia perfetta del mondo dell’informazione in cui il lavoro è diventato una merce, pagata al ribasso: 3 euro una collaborazione. Sono centinaia i giornalisti precari che con il loro lavoro quotidiano, sottopagato e non riconosciuto, rappresentano i primi azionisti di molte aziende editoriali. Le stesse che, pezzo dopo pezzo, stanno cercando di smontare il contratto nazionale di lavoro, fermo dal 2014.

Condizionamenti, squilibri, abusi, emarginazioni sono propri del mondo dell’informazione. La crisi esiste, non possiamo negarcelo, ma la ricetta per curarla fino ad oggi è stata sbagliata, addirittura dannosa.

L’Italia ha un problema con il lavoro, il primo dei diritti sociali. E la nostra categoria non fa eccezione.

Nel 2022 e nel 2023 il Dipartimento per l’informazione e l’editoria ha messo a disposizione delle aziende editoriali 12 milioni di euro all’anno per gli sgravi sulle assunzioni degli under 36 e per le stabilizzazioni dei precari. Fondi lasciati a stagnare dagli editori.

Ecco perché insieme alla grande battaglia per la libertà dell’informazione, imbavagliata da leggi che calpestano l’articolo 21 della Costituzione e ridotta sotto il controllo della politica, la Fnsi sta portando avanti la vertenza per la dignità del lavoro giornalistico: dobbiamo recuperare reddito e tempi di vita, abolire la vergogna dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa di colleghi che hanno un reddito medio inferiore ai 10 mila euro all’anno, trasformare il lavoro precario in lavoro dignitoso.

Dare valore al lavoro giornalistico per evitare che un domani, neppure troppo lontano, i nostri media siano terreno di conquista dell’intelligenza artificiale. Solo con queste prospettive di occupazione e dignità possiamo festeggiare il Primo maggio.

 

Nella foto: Giornalisti e fotoreporter al lavoro (Foto: ImagoEconomica/Fnsi)

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