De Benedetti blogger sull’Huffington Post parla delle trasformazioni dell’editoria
Carlo De Benedetti, editore del gruppo l’Espresso, debutta come blogger sull’Huffington Post, pubblicando integralmente il suo intervento all’Internet Festival dedicato alle trasformazioni dell’editoria nel passaggio dalla carta al digitale. “Credo che sia più importante – scrive De Benedetti – inquadrare i nostri specifici problemi di editori, e di editori giornalistici!, all’interno della vera e propria rivoluzione culturale che tutta l’umanità sta vivendo, delle sfide che questa rivoluzione propone non solo ai cosiddetti ‘media’ ma a ciascuno di noi come cittadini consapevoli. Il digitale non è solo un ‘nuovo mezzo’ che sta sostituendo in parte o in toto altri mezzi (carta, tv eccetera): il digitale è un universo che vive secondo leggi tanto diverse dal passato quanto la fisica moderna è diversa da quella di Galileo e Newton”. Per questo, secondo l’editore, “in un universo nel quale l’attività del pubblicare è diventata un bottone che chiunque può cliccare, come ha provocatoriamente sostenuto lo studioso americano Clay Shirky, dobbiamo chiederci se ha ancora un senso parlare di industria della pubblicazione, cioè di editoria e in particolare dell’editoria giornalistica”.
In un mondo che cambia il problema è, secondo De Benedetti, ‘politico’ e riguarda l’accesso alle fonti d’informazione. “Quali saranno queste fonti – spiega – e secondo quali criteri effettueranno la loro proposta informativa? Sono convinto che c’è ancora un ruolo fondamentale da svolgere per le testate giornalistiche, cioè per le organizzazioni che per professione ricercano, selezionano, gerarchizzano e propongono le informazioni secondo criteri stabiliti all’interno di un rapporto fiduciario tra esse e il loro pubblico”. Però la carta stampata è in crisi e, conclude De Benedetti, “lo è il modello di sostenibilità economica dei giornali: dunque vanno ridefiniti il prodotto giornalistico e l’organizzazione del lavoro necessaria per crearlo”. Tuttavia il boom digitale può aiutare il giornalismo perché, spiega l’editore, “l’incredibile successo dei tablet sta moltiplicando il numero dei lettori che in qualsiasi momento della giornata accedono alle informazioni, scritte o in video: un americano eun britannico ogni tre possiede un tablet, in Italia siamo qualche punto sotto ma basta viaggiare su un Frecciarossa o bere in caffè in una piazza romana con il wi-fi per rendersi conto di quante persone leggono i giornali con l’iPad e in buona parte non sono giovanissimi, ma persone tra i 30 e i 40 anni”.