È scomparso Angelo Agostini, maestro di giornalismo. Gli si intitoli la Scuola di Bologna

Era stato tra i primi a credere e a dimostrare che il giornalismo si può imparare nelle scuole e non solo come apprendisti in redazione. E lui era diventato un bravissimo insegnante di giornalismo, tra i fondatori della Scuola di Bologna, l’Ifg, di cui fu direttore, che negli anni Novanta sfornò una generazione di colleghi. Angelo Agostini il giornalismo l’aveva nel Dna: era figlio di Piero che diresse diversi quotidiani nel nordest e fu presidente e segretario della Federazione nazionale della stampa. Suo padre se ne andò prematuramente, stroncato da un malore in redazione a Brescia Oggi, il quotidiano che dirigeva. Angelo se n’è andato ieri a nemmeno 55 anni, dopo una breve malattia.

È morto nel suo Trentino ( era nato a Bolzano), ma era ormai bolognese d’adozione. Da più di vent’anni aveva casa sull’Altipiano Marconi, anche se gran parte del suo tempo lo trascorreva a Milano dove insegnava allo Iulm “Teorie e tecniche del linguaggio giornalistico”. Aveva insegnato giornalismo anche in Svizzera, a Lugano, e dirigeva “I quaderni dell’informazione” editi dal Mulino. Gli piaceva studiare le nuove strade di questo mestiere, molte le aveva anticipate. Ma amava soprattutto il suo ruolo di insegnante, era giovane come i suoi studenti e spesso si confondeva in mezzo a loro. Al Festival del Giornalismo di Perugia lo si distingueva solo perché più alto e più biondo, tanto più autorevole ed esperto quando apriva bocca. I suoi studenti erano il suo unico vanto, aggiornava sempre il computo di quanti erano diventati capiredattori, vice direttori e direttori, ma non dimenticava nessuno, neanche quelli che si barcamenavano tra gli alti e i bassi della professione. Dietro alla sua scrivania campeggiava una prima pagina di Brescia Oggi, firmata da suo padre. Era una pagina bianca (nessuno aveva mai fatto questa scelta prima d’allora) con solo un piccolo riquadro in cui si parlava del sequestro di una ragazza bresciana. Quella pagina incorniciata voleva far capire da dove Angelo veniva. La vita, come gli tolse il padre, gli strappò ancor più prematuramente la moglie, colpita a soli trentadue anni da un aneurisma. Angelo seppe andare avanti con la sua piccola figlia, Martina, e poi avviare una carriera di successo come docente universitario. In Emilia-Romagna, ma non solo, la maggior parte dei giornalisti in attività lo hanno conosciuto, moltissimi lo hanno avuto come maestro. Credo che il giornalismo bolognese gli debba molto. Sarebbe bello, e questa è l’unica proposta che riesco a fare in un giorno tanto triste, che la Scuola di Giornalismo di Bologna venisse intitolata a Angelo Agostini. (sb)

Il cordoglio del presidente Giovanni Rossi e del segretario generale Franco Siddi a nome della Fnsi

La Federazione Nazionale della Stampa Italiana, appresa la tragica notizia, si stringe attorno alla famiglia ed ai tanti colleghi che lo hanno conosciuto e apprezzato. La notizia della morte, a soli 55 anni, del giornalista Angelo Agostini, che una malattia atroce ha consumato in pochi mesi privando i familiari e comunità dei giornalisti italiani della sua stimolante e continua attività di promozione e ricerca per elevare la qualità del giornalismo, ci ha colpito duramente. Figlio d’arte, Angelo ha saputo trovare dall’osservazione delle attività, delle idee e del lavoro del padre Piero (presidente e poi segretario della Fnsi, nei primi anni Ottanta, e poi direttore de L’Adige) le intuizioni per una sua originale carriera professionale autonoma. Ha sempre lavorato senza soste come studioso, giornalista professionista di valore, docente di “Teorie e tecniche del linguaggio giornalistico”, consulente in diverse università e animatore di formazione di alto livello per aspiranti giornalisti.
Già condirettore dell’Istituto di Formazione di Giornalismo di Bologna, direttore di un analogo corso all’Università italiana, docente di punta dello Iulm di Milano, Angelo Agostini aveva raccolto l’eredità di Paolo Murialdi nella direzione della rivista trimestrale “Problemi dell’Informazione”, edita da “Il Mulino”.
Attivo nella vita sociale e culturale, su questi temi ha svolto incarichi nella Federazione della Stampa e collaborato con diversi ministeri per progetti di riforma del nostro ordinamento. Se ne è andato nel pieno della maturità, con tanti progetti in cantiere,  sottoposti all’attenzione di colleghi e delle istituzioni della categoria e di quelle pubbliche. Una morte dolorosa per i suoi cari e per quanti ne hanno sempre apprezzato l’impegno soprattutto sulle sfide del cambiamento della comunicazione e dell’informazione professionale.
La Federazione Nazionale della Stampa Italiana partecipa con profondo cordoglio al lutto dei familiari e di quanti gli hanno voluto bene.

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