I padri dehoniani mettono a rischio 25 famiglie

In una lettera che il sindacato dei giornalisti, Aser, ha inviato questa mattina, 21 ottobre,  al sindaco di Bologna Matteo Lepore e all’arcivescovo Matteo Zuppi, la vicenda delle edizioni Dehoniane.

COMUNICATO STAMPA

All’attenzione dell’arcivescovo Matteo Zuppi

al sindaco Matteo Lepore

e p.c. a Sergio Lo Giudice, capo di Gabinetto della Città metropolitana di Bologna

come presidente dell’Aser (Associazione stampa dell’Emilia-Romagna) e rappresentante sindacale dei giornalisti della regione Emilia-Romagna ho partecipato ieri al Tavolo di Salvaguardia del patrimonio produttivo, in relazione alla situazione del Centro Editoriale Dehoniano (Ced). Ringrazio l’impegno profuso da Lo Giudice, che ha diretto il tavolo, per cercare una soluzione che permetta una continuità a una così importante attività editoriale e spero che il curatore fallimentare, Riccardo Roveroni, riesca a garantire un futuro alle professionalità che vi operano. A quel tavolo, dove erano presenti tutti i sindacati e dove si sono cercate soluzioni per mantenere un reddito, attraverso la cassa integrazione, ai 25 dipendenti del Ced mancavano, ovviamente, i responsabili di questo dissesto, gli editori, ovvero i padri dehoniani che hanno di propria iniziativa consegnato i libri in tribunale, avviando l’azienda al fallimento. Come sindacato crediamo che da parte vostra sia necessario un intervento pubblico sulla vicenda se non altro per stigmatizzare il comportamento di chi ha letteralmente gettato sulla strada 25 famiglie, inventandosi anche artifici burocratici per non pagare l’ultimo stipendio di settembre (presentando l’istanza di fallimento l’8 ottobre, sgravandosi quindi anche del pagamento previsto il 10 dello stesso mese), comunicando tutto questo agli stessi dipendenti con un comunicato stampa e lavandosi le mani dal loro futuro. Nel comunicato i sacerdoti del Sacro Cuore scrivono che non dispongono più di ‘risorse aggiuntive da poter sottrarre alla propria missione di istituto religioso’; punto di vista condivisibile, ma per farlo crediamo non sia accettabile rovinare la vita a 25 persone, senza prima cercare soluzioni alternative e senza impegnarsi per riuscirci. Riteniamo che una città come Bologna non si riconosca in comportamenti come questo, soprattutto da parte di chi fa parte della Chiesa. In situazioni simili però anche una parola di conforto e di aiuto può essere necessaria e un intervento ufficiale da parte vostra sarebbe utilissimo. Il prima possibile. Se non altro per aiutare chi rischia di perdere definitivamente il posto di lavoro. Avrei voluto rendere pubblica questa mia lettera ieri, ma aspettavo prima che correttamente il Tavolo comunicasse all’esterno l’esito dell’incontro. Lo farò oggi pomeriggio.

Matteo Naccari Presidente Aser

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