Il cumulo gratuito dei contributi previdenziali anche per i giornalisti iscritti all’Inpgi è legge
Il cumulo gratuito dei contributi previdenziali per i giornalisti iscritti all’Inpgi e per i professionisti delle altre Casse privatizzate è legge, dopo il via libera del Senato alla manovra. Il cumulo dei contributi senza oneri, che inizialmente era previsto soltanto per le gestioni previdenziali che fanno capo all’Inps, ora vale per tutti. Con la nuova normativa chi maturerà i requisiti contributivi e anagrafici per la pensione di vecchiaia (66 anni e 7 mesi dal 2020 per i giornalisti, dopo la riforma lacrime e sangue dell’Inpgi) o di anzianità (40 anni di contributi e 62 di età dal 2020), potrà andare in quiescenza anche se nella sua vita lavorativa i contributi li ha versati in gestione diverse, comprese quelle separate (ad esempio in Inpgi 1 e Inpgi 2 per i giornalisti), senza più doverli riunire nella gestione principale come accade oggi con il meccanismo della ricongiunzione onerosa. Significa, ad esempio, che se un giornalista nel 2020 avrà 62 anni, 30 anni di contributi Inpgi 1 e 10 di Inpgi 2 (o di Inps, Enpals, Inpdap e altri) potrà andare in pensione senza dover pagare oneri, con l’assegno che verrà pagato pro-quota da ciascuna gestione. Si stima che la nuova legge possa interessare nei prossimi tre anni circa 35mila professionisti (giornalisti compresi) mentre dal 2020 potrebbero uscire tra le 13 e le 15mila persone l’anno. Il cumulo, peraltro, non sarà oneroso per le Casse privatizzate. La legge prevede infatti come copertura un “definanziamento” per 210 milioni nei primi tre anni di applicazione del fondo per gli interventi strutturali e del fondo per le esigenze indifferibili; “definanziamento” che diverrà poi strutturale per 100 milioni a decorrere dal 2019.