La lettera: perché il Pd invita a un dibattito due protagonisti del caso dei servizi a pagamento?
Cara direttora,
Leggo sul sito dell’Aser la notizia del dibattito sul futuro dell’informazione che si tiene alla Festa dell’unità (nella notizia pubblicata manca l’orario) e vedendo l’elenco dei relatori mi vengono da fare alcune riflessioni.
Come mai il PD invita due dei principali protagonisti legati alla vicenda dei servizi a pagamento in tv, che ha fatto tanto scalpore poco meno di un anno fa e che, per quanto riguarda noi giornalisti, si è conclusa con una serie di sanzioni comminate dall’Ordine regionale?
Che la nostra professione sia cambiata e’ sotto gli occhi di tutti, ma alcuni capisaldi legislativi, deontologici e contrattuali restano un punto fermo. Primo fra tutti il divieto assoluto per chi svolge la professione giornalistica di accettare o chiedere soldi in cambio di servizi informativi. La ragione e’ elementare: verrebbero meno l’autonomia e l’ imparzialità che il nostro lavoro richiede. A questo il PD non ha pensato? O ritiene del tutto leciti simili comportamenti?
Se vogliamo uscire dalla grave crisi che attanaglia l’editoria sia cartacea che televisiva bisogna recuperare la qualità perduta, e non lo si fa di certo con le interviste a pagamento.
Mi preme segnalati anche che l’editore televisivo invitato al dibattito è l’unico in regione che non applica il contratto giornalistico Aeranti-Corallo-Fnsi ma si vanta di essere uno dei padri del contratto Frt, sottoscritto con sigle sindacali che non rappresentano e non possono rappresentare i giornalisti.
Camillo Galba
giunta esecutiva Fnsi
Caro collega, credo che il Pd (come qualunque altro partito) sia libero di invitare ai propri dibattiti chi crede. Ciò detto, temo che questo sia semplicemente un problema di disinformazione, anche perché le sanzioni comminate dall’Ordine di solito non vengono molto pubblicizzate. In questo caso, per la verità, lo si è fatto molto più che in passato, per la risonanza che l’inchiesta aveva avuto sui giornali cittadini e poi nazionali. Anzi, al Presidente dell’Odg di Bologna va il merito di avere chiuso, prima di ogni altra istituzione coinvolta, la propria inchiesta sulla vicenda. Io credo, invece, opportuno siano presenti anche queste persone affinché ci si possa confrontare, sebbene – di fronte a fatti accertati – ci sia poco spazio per le difese. Porrò volentieri i tuoi interrogativi ai partecipanti al dibattito di domani. Come tu mi insegni, non sono importanti solo le risposte ma anche, a volte soprattutto, le domande. Basta avere il coraggio di farle. E credo che a me non manchi.
P. S. Imperdonabile errore da principiante l’assenza dell’orario del dibattito. Però, permetti anche a me un piccolo appunto. Non chiamarmi “direttora”, casomai “direttrice”. Le parole esistono già nella nostra lingua, il fatto è che abbiamo difficoltà a trovare quella giusta quando si tratta di definire il ruolo di una donna. Come ci insegna il Maestro Sergio Lepri in questo interessantissimo intervento, scritto in esclusiva per il sito di Giulia Giornaliste, che suggerisco a tutti i colleghi di mandare a memoria: Le scorrettezze culturali del linguaggio (s. b.)