L’editore tace e rimanda ogni decisione sul futuro: sciopero delle firme all’Unità
I giornalisti dell’Unità da ieri non firmano gli articoli. Una decisione presa in assemblea con la partecipazione del presidente della Fnsi e del vicepresidente dell’Associazione stampa romana. “È la forma di protesta scelta – informa una nota del cdr – per denunciare il comportamento dell’azienda e dell’editore Matteo Fago, che hanno fatto della politica del rinvio la loro linea guida”.
“Ci era stato detto che l’assemblea straordinaria dei soci del 14 maggio avrebbe dovuto assumere decisioni definitive sul futuro del nostro giornale e delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Unità – prosegue il cdr -. Nulla di tutto questo è avvenuto. Si è scelto di rimandare ogni decisione a fine mese, mantenendo un atteggiamento inaccettabile fatto di opacità, di silenzi assordanti, di rimpallo di responsabilità”.
“Responsabilità invece – si legge ancora nella nota – manifestata dai lavoratori che hanno continuato a garantire l’uscita del giornale nonostante l’ultimo stipendio percepito sia quello relativo al mese di marzo. Decidere un’altra giornata di sciopero è per noi un pesante sacrificio, per più motivi, ma non esiteremo a farlo se dall’editore non dovessero arrivare in tempi brevi risposte esaurienti”.
“Con scelte irresponsabili dell’azienda si mette a rischio il futuro stesso della testata – conclude la nota -. Noi faremo ditutto per contrastare disegni che possano portare al fallimento e alla chiusura dell’Unità. Ci batteremo in tutte le sedi perché sia garantito un futuro al nostro giornale e mantenuti gli attuali livelli occupazionali. E chiediamo che questi impegni vengano fatti propri dal Partito democratico, che in questi giorni ha manifestato, insieme alla Cgil, solidarietà alla nostra lotta. È oggi che questa solidarietà, espressa finora soltanto a parole, deve tradursi in atti concreti e coerenti”.
La solidarietà del segretario della Fnsi Franco Siddi
“Lo sciopero delle firme all’Unità è l’espressione di una protesta civile, ma non perciò da considerare con sufficienza dall’azienda editrice, da troppo tempo inadempiente sul piano dell’iniziativa imprenditoriale e delle obbligazioni sociali verso i lavoratori, da due mesi senza stipendio. Il segnale “muto” del ritiro delle firme è la voce forte di una sofferenza profonda con la quale da mesi lavorano i giornalisti assicurando la pubblicazione del giornale, secondo una visione professionale e morale che trova la sua radice nella storia del giornale.
I silenzi e i continui rinvii dell’azienda sia sulle prospettive della progettualità editoriale, sia sulle garanzie per il lavoro e la continuità pienamente operativa della testata sono elementi di grande preoccupazione. L’azienda con tutti i suoi azionisti (i soci privati e, per la sua parte minoritaria, ma politicamente influente, il PD) hanno il dovere di parlare con chiarezza, di presentare il loro piano editoriale, di dichiarare, comunque, quali siano le loro reali intenzioni per il futuro, garantendo intanto le obbligazioni imprenditoriali e sociali di loro competenza. Per tutte queste ragioni la Fnsi, nel confermare la solidarietà ai giornalisti dipendenti in stato di agitazione e ai collaboratori (i quali vantano arretrati nei compensi persino più prolungati nel tempo), chiede alla Fieg di farsi parte attiva per l’apertura di un rigoroso e puntuale confronto sul tavolo delle corrette relazioni industriali”.