Legge di Bilancio, Editoria: Fnsi e Inpgi critici su emendamento prepensionamenti: “Tentativo di affossare istituto di previdenza”
L’iter della manovra, ora in commissione Bilancio del Senato in prima lettura, è ancora in pieno svolgimento e le votazioni degli emendamenti, dei subemendamenti, a cui si aggiungono le riformulazioni, sono ancora in corso. Sia la Federazione nazionale della Stampa, sia l’istituto di previdenza dei giornalisti hanno sollevato critiche rispetto all’emendamento arrivato in Commissione che prevede, se approvato nella formulazione originale, un notevole aggravio per le casse dell’istituto. Per il segretario Fnsi, «è auspicabile che, in sede di esame e di discussione, i gruppi parlamentari facciano prevalere le ragioni del lavoro professionale e respingano il tentativo di indebolire l’informazione e di umiliare una categoria di professionisti. Mentre la presidente Inpgi, Marina Macelloni, chiede: “Come è possibile per l’Istituto rispettare una legge che chiede di ridurre le spese e aumentare le entrate mentre con un altro provvedimento il Governo impone allo stesso Istituto una ulteriore riduzione di iscritti e di entrate contributive senza neppure il conforto di nuove assunzioni giornalistiche?”.
Qui di seguito le prese di posizione di sindacato e Inpgi
Fnsi, Lorusso: “Sforzo di Martella apprezzabile, permane tentativo di affossare Inpgi e professione da parte dei 5S”
«Lo sforzo del governo di dare segnali al settore dell’editoria è apprezzabile, ma dalla lettura degli emendamenti alla legge di bilancio finora presentati emerge chiaramente il tentativo di imporre un’impostazione inaccettabile, la stessa che il Movimento 5 Stelle ha portato avanti nel primo governo Conte, tesa a indebolire l’informazione professionale e a cancellare gli istituti della categoria, a cominciare dall’Inpgi». Lo afferma Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana, commentando i provvedimenti in discussione in vista del voto in aula entro la fine della settimana.
«Vanno in questa direzione – osserva – la previsione di nuove uscite anticipate dal mondo del lavoro, a prescindere dalla messa in sicurezza dei conti dell’Inpgi attraverso l’allargamento della platea degli iscritti, finora soltanto annunciato, e la possibilità che si vorrebbe concedere alle aziende editoriali di sostituire i giornalisti che vanno in pensionamento anticipato con non giornalisti sedicenti esperti di non si sa bene che cosa. È il disegno che il precedente sottosegretario all’Editoria, Vito Crimi, aveva tentato di realizzare attraverso la farsa dei finti Stati generali e che il suo successore, Andrea Martella, al quale va riconosciuta una grande disponibilità all’ascolto e sensibilità ai problemi del settore, sta cercando di ribaltare prevedendo anche una norma per l’assunzione di giornalisti precari».
Per il segretario Fnsi, «è auspicabile che, in sede di esame e di discussione, i gruppi parlamentari facciano prevalere le ragioni del lavoro professionale e respingano il tentativo di indebolire l’informazione e di umiliare una categoria di professionisti. È altresì auspicabile che si metta definitivamente in sicurezza l’Inpgi, l’Istituto previdenziale dei giornalisti italiani, presidio indispensabile per l’autonomia e l’indipendenza della professione, la cui situazione finanziaria è il risultato di decine di stati di crisi e piani di ristrutturazione messi in atto dalle aziende soprattutto nel corso dell’ultimo decennio con gli incentivi dei governi che si sono susseguiti».
Il lavoro regolare e la lotta al precariato, aggiunge Lorusso, «devono tornare al centro dell’agenda politica così come deve essere combattuto il fenomeno dei pensionati che lavorano nelle redazioni. Non è accettabile che in queste ore ci sia qualcuno che sta lavorando nell’ombra perché sia cancellata la norma, già prevista nelle legge 416/81 e ribadita nell’emendamento messo a punto dal sottosegretario all’Editoria, che impedisce a chi accede al pensionamento anticipato di stipulare contratti di collaborazione con la stessa testata e con le testate dello stesso gruppo. Chi sceglie il pensionamento anticipato – conclude – è giusto che si goda la pensione e non precluda spazi a chi, giovani e meno giovani, ha tutto il diritto di entrare nel mondo del lavoro dalla porta principale, ossia con un contratto e una posizione previdenziale regolari».
Inpgi: dai nuovi prepensionamenti attacco alla Cassa ed ai giornalisti
La Presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni, ha inviato una lettera ai Ministeri vigilanti, Nunzia Catalfo e Roberto Gualtieri, al presidente della Commissione parlamentare di controllo sugli Enti, Sergio Puglia, e alla Corte dei Conti per segnalare le gravi conseguenze sui conti dell’Istituto delle misure in tema di prepensionamenti inserite nel disegno di legge di Bilancio per il 2020 all’esame del Senato. La norma proposta stanzia nuovi fondi, a carico del bilancio dello Stato, per finanziare un nuovo ciclo di uscite anticipate per i giornalisti. Le cifre stanziate comporteranno l’uscita dal lavoro di circa 120 giornalisti nel solo 2020 con una perdita di contributi per l’Inpgi di almeno 4,5 milioni all’anno. Non solo. La norma inserita nella legge di stabilità prevede inoltre che a fronte delle uscite, le aziende possano assumere anche soggetti privi di status giornalistico, quindi non assicurabili all’Inpgi, che siano “in possesso di competenze professionali coerenti con la realizzazione dei programmi di rilancio, riconversione digitale e sviluppo aziendale”.
In pratica dalle redazioni usciranno giornalisti che saranno sostituiti in parte da non giornalisti: di fatto un attacco alla professione.
E questo mentre il Consiglio di amministrazione dell’Ente è impegnato, come prevede la legge 58/2019 del 30 giugno scorso, a mettere in atto ulteriori misure volte al contenimento della spesa e all’incremento delle entrate in attesa dell’allargamento della platea previsto dalla stessa legge nel 2023.
“Ai nostri interlocutori istituzionali chiedo – ha detto la Presidente Macelloni – come è possibile per l’Istituto rispettare una legge che chiede di ridurre le spese e aumentare le entrate mentre con un altro provvedimento il Governo impone allo stesso Istituto una ulteriore riduzione di iscritti e di entrate contributive senza neppure il conforto di nuove assunzioni giornalistiche”.
Una simile prospettiva non può che portare un significativo ed estremamente grave peggioramento del saldo di bilancio dell’Ente dagli effetti potenzialmente devastanti sulla tenuta dei conti in funzione della sostenibilità del sistema. “Siamo i primi testimoni della crisi dell’editoria, i cui effetti sono evidenti nei nostri conti da oltre un decennio – ha aggiunto la Presidente – e quindi certo non possiamo negare l’esigenza di una nuova fase di ristrutturazione del settore. Riteniamo però indispensabile che tali misure vengano necessariamente coordinate con il processo di allargamento della platea degli iscritti all’Inpgi in modo da poter rafforzare il flusso finanziario della gestione previdenziale e rendere sostenibili anche gli effetti delle nuove uscite”.