Modena, telecamere escluse dal processo per il femminicidio di Alice Neri. Aser, Asm e Ordine: “Decisione inaccettabile”.
L’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna, l’Associazione stampa dell’Emilia-Romagna (Aser) e l’Associazione stampa modenese esprimono la propria delusione per il diniego del Tribunale di Modena alla richiesta di realizzare videoriprese e fotografie durante il processo per il femminicidio di Alice Neri, pur avendo garantito l’assoluto rispetto dei diritti di imputati e parti civili e avendo anche proposto soluzioni che avrebbero evitato ogni eventuale rischio di sovraesposizione mediatica delle parti o della Corte.
Si trattava di una richiesta collettiva, che includeva la domanda di varie redazioni giornalistiche, per la realizzazione di immagini del dibattimento, o parti di esso, nel pieno rispetto delle persone coinvolte e della Corte senza ledere i diritti di alcuno, ma a tutela del diritto di cronaca e della libertà di stampa sancito dalla Costituzione. Una richiesta motivata dalla necessità di raccontare al meglio il processo su di un caso di cronaca che ha avuto una fortissima presa sull’opinione pubblica trattandosi di un efferato delitto che ha avuto come vittima ancora una volta una donna.
Dispiace constatare che nonostante un numero sempre crescente di femminicidi in Italia, il Tribunale modenese sul processo per l’uccisione di Alice Neri non abbia ravvisato l’esistenza di un interesse sociale particolarmente rilevante alla conoscenza del dibattimento.
Dispiace inoltre apprendere che ancora oggi si ha il timore che nel lavoro dei giornalisti, il cui compito è informare nella maniera più accurata possibile, vi sia il rischio di influenzare “il sereno e regolare svolgimento dell’udienza o della decisione”.
Ricordiamo inoltre che in altri processi, in altri Tribunali, si è dato modo agli operatori di fare video e fotografie, come ad esempio nel processo per il delitto Saman a Reggio Emilia: in quell’occasione le riprese sono state autorizzate con il divieto esplicito di inquadrare le persone che non avevano dato il consenso e senza dare la possibilità di diffondere l’audio delle testimonianze. Indicazioni che sono state rispettato dai colleghi. Quella vicenda, anche grazie al lavoro svolto dalla stampa, ha raggiunto le case di milioni di italiani dando la forza a tante ragazze di ribellarsi a certe imposizioni e a denunciare.
Auspicando che la presidente del tribunale di Modena possa ritornare sulla sua decisione, che discrimina i colleghi delle emittenti tv, Aser, Asm e Ordine sono a chiedere un confronto, convinti che si possa sempre trovare una soluzione – nel rispetto dei rispettivi ruoli – per migliorare la collaborazione tra operatori della giustizia e operatori dell’informazione nell’interesse primario di tutta la comunità.