Quando il boss scriveva «Giornalisti disonesti», ecco perché il bavaglio alla stampa è un favore alla mafia
«Quanto odio della mafia contro i giornalisti e le parole che scrivono», prosegue Palazzolo, che incalza: «Ecco perché la legge ‘bavaglio’ in discussione in Parlamento rischia di essere un terribile favore ai boss, che il bavaglio lo invocano da sempre. E oggi soprattutto, nel momento in cui l’organizzazione criminale prova a cambiare pelle e a cercare nuovi consensi nei quartieri». Senza perdere il vizio di additare il ‘nemico’ cronista, i giornalisti ‘come il Coronavirus’, i giornalisti che ‘fanno un danno enorme’.
«Oggi – si legge ancora su Repubblica Palermo – è il momento di un grande racconto sulla mafia che si trasforma e sui misteri che ancora restano da svelare. I cronisti siciliani provano a farlo un racconto approfondito e dettagliato, ma è sempre più difficile. La legge Cartabia ci ha già costretto ad alcuni drammatici passi indietro nella cronaca giudiziaria, altri colpi fatali all’informazione stanno per arrivare con la norma che vorrebbe vietare la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare fino al momento dell’udienza preliminare. C’è davvero il rischio che non si parli più di mafia nel modo che serve».
Conclude Palazzolo: «È davvero il momento di una grande battaglia culturale nella lotta alla mafia. E, invece, in questo momento, i cronisti siciliani rischiano di avere le armi spuntate nei racconti sul vero volto di Cosa nostra oggi. A chi lavora per le leggi bavaglio bisognerebbe ricordare le parole accorate di Paolo Borsellino: ‘Parlate di mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene’».