Relazione al bilancio 2013
di Serena Bersani, presidente dell’Associazione della Stampa Emilia-Romagna
Care colleghe, cari colleghi,
accingendomi alla seconda relazione di bilancio del mio mandato devo subito rivelarvi che la situazione non è affatto positiva, né sul fronte dei nuovi iscritti né, soprattutto, sul fronte dell’occupazione. La crisi drammatica che coinvolge tutti i settori è sotto i nostri occhi. Evidente è anche la condizione di grande difficoltà in cui versa il mondo editoriale, anche se temo non sia stata compresa fino in fondo la gravità della situazione e il fatto che la fase di grande cambiamento delle modalità con cui fare informazione non è ancora terminata e che difficilmente riusciremo a tenere il passo con essa.
Partiamo dai numeri. Il bilancio dell’Aser è ancora in attivo – come poi vi illustrerà il tesoriere Pileri e della cui stesura ringrazio in particolare Lucia Martino, insieme alle due colleghe dell’Ufficio Alessandra e Monica – e non teme sconquassi, almeno non nel breve periodo. Ma nel 2013, a fronte di un inevitabile aumento delle spese legali dovuto agli innumerevoli fronti di crisi che ci troviamo ad affrontare, è previsto un calo di circa 10.000 euro delle quote associative. Uno sbilancio dovuto in gran parte al calo degli
0,30%, ovvero dei giornalisti contrattualizzati. Si consideri che nel 2012 sono stati circa 110 i colleghi che in Emilia-Romagna hanno perduto un contratto di lavoro a tempo indeterminato e che solo una piccola percentuale di essi è stata riassorbita in altre aziende o nuove iniziative editoriali. Aumentano un poco, rispetto al 2011, i pensionati Inpgi (149 contro 140) e i professionali non contrattualizzati (184 contro 180), ma calano sensibilmente i collaboratori (274 nel 2012, contro i 294 del 2011) e il saldo non è positivo.
Ma c’è un altro aspetto, non descritto dai numeri, che mi colpisce particolarmente. A fronte di una dozzina di nuove iscrizioni, negli ultimi tempi registriamo diverse cancellazioni che vengono motivate non da ragioni «politiche» o di scontento nei confroni del Sindacato, ma da reali condizioni di indigenza dei colleghi. I quali ci scrivono: «Mi spiace ma non posso più permettermi nemmeno i 50 euro annui di iscrizione, spero di poter tornare tra voi quando i tempi saranno migliori». Devo dire che queste lettere mi addolorano molto e credo siano il segno più evidente dei mala tempores che anche la nostra categoria è costretta a vivere.
La situazione editoriale è drammatica. Quasi tutte le aziende del nostro territorio sono in stato di crisi. A febbraio 2012 hanno chiuso due quotidiani: la Cronaca di Piacenza e L’Informazione-Il Domani con redazioni a Bologna, Modena e Reggio Emilia. Tutti i giornalisti sono stati messi in cassa integrazione, ammortizzatore che abbiamo prorogato di un ulteriore anno alla scadenza dei primi 12 mesi. Nel frattempo entrambe le aziende sono state messe in liquidazione e nel gennaio scorso l’Informazione è stata dichiarata fallita. Ora i lavoratori stanno preparando le carte, con l’aiuto degli avvocati dell’Associazione e del nostro prezioso Ufficio, per insinuarsi nel fallimento. Resta, per entrambe le aziende, l’incognita del finanziamento pubblico 2011, inizialmente bloccato per le note vicende giudiziarie di Spallanzani e Co, conclusesi con il proscioglimento. Sono poi insorti problemi burocratici, che dovrebbero essere in via di risoluzione. Ma al momento non c’è alcuna certezza, se non che le casse delle aziende sono vuote.
La liquidazione dell’Informazione ha avuto come inevitabile conseguenza la messa in liquidazione coatta della Coop L’Oggi che la controllava. Siamo riusciti a far avere la cigs ai due colleghi assunti dalla cooperativa, ora siamo alla scadenza del primo anno e, dopo un lungo tergiversare, l’azienda si è finalmente resa disponibile a richiedere alla Provincia l’incontro per il rinnovo, che avverrà la settimana prossima.
La chiusura dell’Informazione ha visto, a Modena e a Reggio, la contemporanea apertura di un nuovo giornale, nel quale sono confluiti otto/nove giornalisti del quotidiano di Spallanzani. Con pochi altri assunti, Nuova Prima Pagina – nata come cooperativa di giornalisti e poi acquisita dall’imprenditore edilizio modenese Piacentini – edita due edizioni del giornale. Non è ben chiaro quale sia la situazione retributiva dei giornalisti, che hanno accettato, a quanto risulta, condizioni minimali e che comunque, almeno per il momento, non hanno nulla da recriminare.
Per rimanere al gruppo Spallanzani, Rete 7-E’ Tv è a sua volta in stato di crisi, a fronte di un disavanzo considerevole. Nei mesi scorsi si era parlato anche sui quotidiani locali di una cordata vicina alla Curia bolognese disposta a rilevare la televisione, ma poi non se n’è fatto nulla. Non è chiaro per l’indisponibilità di quale delle due parti. I colleghi sono in solidarietà e, alla verifica fatta nei giorni scorsi con i lavoratori, risulta che dopo soli due mesi l’azienda ha smesso di anticipare la quota della solidarietà, cosa che invece era stata concordata almeno per i primi tre mesi. Nel frattempo Rete7 si accinge a lasciare la storica sede bolognese di via Stalingrado per trasferirsi in uno stabilimento più piccolo in via della Salute al fine di contenere i costi. Il timore è che si voglia sempre più depauperare quella che era la prima televisione in Emilia-Romagna per portarla a chiusura una volta utilizzati per il periodo massimo possibile gli ammortizzatori sociali e, infine, per vendere al migliore offerente le frequenze televisive.
Tra le chiusure dobbiamo poi registrare quella, recente, di Polis Quotidiano a Parma, rimasto invischiato nella mega inchiesta sulla tangentopoli parmense con anche l’arresto dell’editore. L’ipotizzata collusione tra il giornale e la precedente giunta di quel Comune ha spinto il giudice a chiedere la cessazione delle pubblicazione e i colleghi del Dipartimento sindacale hanno dovuto penare non poco per far ottenere ai giornalisti assunti la cassa integrazione.
Tra le vicende poco edificanti dell’anno sindacale appena trascorso c’è da registrare quella di Teleducato, che ha avuto un epilogo molto diverso da quello auspicato da questo Sindacato, e non certo per volontà dell’Aser. L’assurdo intento dell’editore di licenziare tutti i giornalisti della sede di Piacenza è giunto a buon fine, complici la mancanza di coraggio e l’assuefazione al peggio dei colleghi. Alla fine quattro giornalisti di Piacenza e uno di Parma hanno concordato la risoluzione del contratto in cambio del classico «piatto di lenticchie». La tv piacentina non è stata chiusa ma pesantemente ridimensionata e tenuta in piedi con il solo apporto della direttrice, rimasta in carica, e di un collega pendolare da Parma. L’epilogo è stato amaro, dal mio punto di vista, perché dopo l’impegno profuso dall’Aser in tutte le sedi nel tentativo di salvaguardare tutti i posti di lavoro, non solo non c’è stato riconosciuto nulla di tutto ciò, ma siamo stati di fatto sfiduciati dai colleghi e dalla stessa fiduciaria di redazione. Davvero, in casi come questi, ci si chiede perché il Sindacato debba spendere tante energie, intelligenze e anche risorse economiche per colleghi che meritano gli editori che hanno avuto e, in alcuni casi, che ancora hanno.
Veniamo a situazioni meno gravi, ma comunque fonte di preoccupazione. Il Corriere di Romagna ha terminato un primo anno di stato di crisi con contratti di solidarietà al 30% e ora lo rinnoveremo per un altro anno alle stesse condizioni. Sempre in Romagna, abbiamo già attivato due periodi di cassa integrazione in deroga a Icaro Tv, che è la televisione della Curia riminese.
Un’altra televisione che dovrà ricorrere presto ad ammortizzatori sociali è TeleReggio, che fino a qualche mese fa sembrava necessitare solo di un piano di risparmio delle risorse. Abbiamo avuto un primo incontro con la proprietà e probabilmente si andrà a una solidarietà fino a un massimo del 20%.
Nei grandi gruppi non si sta meglio. Alla Poligrafici Editoriale è partito un piano di ristrutturazione che prevede numerose uscite di colleghi in possesso dei requisiti per il prepensionamento. Anche al Gruppo Conti prosegue lo stato di crisi per consentire ulteriori prepensionamenti. A Rcs si paventa l’arrivo dello tsunami annunciato dal nuovo ad, mentre i dorsi locali – come il nostro Corriere di Bologna – continuano quella che sembra un po’ una lotta contro i mulini a vento per conquistare il diritto di firma sul Corrierone e non veder quotidianamente saccheggiato il proprio lavoro da inviati o presunti tali. I tagli, se effettuati con il rigore preannunciato dal Gruppo, potrebbero avere un’effetto a catena devastante sull’occupazione, così come sugli istituti di previdenza.
L’Unità è, come suo costume negli ultimi trent’anni, sull’orlo del baratro. Purtroppo non si tratta di numeri truccati o di immotivate grida d’allarme. A rischio sono in primis le redazioni di Bologna, Milano e Firenze, così come i tanti collaboratori, ma tutto il giornale traballa fortemente.
E’ in vista lo stato di crisi anche al Corriere dello Sport-Stadio, che a quanto ci risulta conta cinque giornalisti attivi a Bologna oltre a un’indefinita quantità di collaboratori che operano in service esterni a cui viene appaltato il lavoro. Una situazione che stiamo tentando di verificare.
In realtà minori il sindacato è costretto a situazioni che farebbero sorridere se non fossero tragiche. I dipendenti della società One Plus, ex Acacia, dopo mesi di lavoro senza percepire lo stipendio e nella completa latitanza della proprietà, hanno dovuto tendere una sorta di trappola all’editrice per convincerla a firmare l’accordo per garantire almeno la cigs ai colleghi. Con inseguimenti da una parte all’altra di Milano e la sottoscritta che ha fatto la posta in un cantiere alla proprietaria dell’azienda per farle apporre una firma, in piedi tra la polvere e gli operai che montavano un allestimento. Scene che non avremmo voluto vedere, così come davvero dispiace vedere ormai imminente la chiusura di riviste storiche si quell’azienda come Superbasket, che ha scritto la storia di questo sport tanto amato a Bologna dal 1978 a oggi.
Scene come quelle a cui ci fa assistere l’azienda modenese Contesto Comunicazione, che dopo aver preso un ex assessore regionale come amministratore delegato regolarmente stipendiato, ha concordato con l’Aser l’attivazione di un periodo di solidarietà, ma manca spesso di tener fede agli impegni presi. A cominciare dal fatto che non riesce a perdere l’abitudine di pagare i dipendenti «quando può» e non quando dovrebbe. Il tutto, purtroppo, con la connivenza di alcuni colleghi che ritengono sia meglio non prendere lo stipendio che perdere il posto di lavoro. Come se le due cose, per un teorema ineluttabile, non tendessero prima o poi a coincidere.
Tra le poche note positive, la regolarizzazione con un’assunzione a tempo indeterminato come redattrice +30 di una collega che lavora per Greentime, azienda per altro entrata poi in stato di crisi con contratti di solidarietà.
Comprendo che dopo l’esposizione di questo cahier de doléance chi ascolta si possa chiedere perché si permane in un ruolo che annovera tanti e tali insuccessi. Prima di tutto perché questo Sindacato si è speso moltissimo per limitare situazioni che sarebbero state, senza il suo intervento, assai più gravi e per fornire un ammortizzatore sociale a tutti i colleghi che hanno perso il lavoro. E poi perché tutto ciò è stato fatto con grande onestà intellettuale e mettendo a disposizione tutte le risorse possibili, posso dire con certezza molte più di quelle a disposizione in altre regioni. Per questo ringrazio i componenti del Coordinamento sindacale, Giovanni Rossi, Marco Gardenghi e Camillo Galba, e i colleghi dell’esecutivo che ci hanno supportato.
Ma veniamo a qualche nota positiva. Innanzi tutto l’elezione del “nostro” Giovanni Rossi alla carica di presidente della Fnsi lasciata vacante da Roberto Natale, oggi portavoce della presidente della Camera Laura Boldrini.
I colleghi precari restano in una condizione difficile e di scarsa tutela, prede designate degli editori o autodesignate. Ma qualche passo avanti è stato fatto nel corso di questo anno. Passi forse più simbolici che concreti – abbiamo visto nascere la Carta di Firenze, la legge sull’equo compenso e recentemente la norma che permette ai pubblicisti, se in possesso di determinati requisiti, di diventare professionisti a prescindere dal reddito percepito – ma comunque segni di consapevolezza e fermento della categoria, mi auguro destinati a trovare applicazione nella realtà redazionale.
Presi dall’intensissima attività per vertenze, non abbiamo tralasciato anche altre iniziative. In ottobre siamo riusciti a portare a Bologna i vertici della Fnsi insieme ai rappresentanti degli editori che aderiscono a Aeranti Corallo e Frt e al presidente del Corecom Emilia-Romagna per una serata di riflessione e dibattito nata dopo lo scandalo delle interviste a pagamento in alcune emittenti televisive della nostra regione. Scandalo che è finito sotto procedimento da parte dell’Ordine che, credo, stia portando a termine proprio in questi giorni la propria istruttoria.
Sempre in ottobre abbiamo celebrato la giornata della libertà di stampa e il monumento che la ricorda a Conselice con il presidente della Fnsi Franco Siddi e due ospiti particolari, la presidente e la segretaria del sindacato spagnolo ad Almeria, l’unica altra cittadina europea che ospita un monumento omologo a quello di Conselice.
Il Gus, con Maria Luigia Casalengo e Giovanni Rossi, ha svolto un grosso lavoro di monitoraggio e tentativo di regolarizzazione dei colleghi degli uffici stampa. Cito solo alcune delle cose fatte per non dilungarmi. Abbiamo cercato di tenere sotto osservazione i bandi pubblici e, in alcuni casi, siamo riusciti a intervenire per tempo e a farli correggere. Abbiamo ottenuto un incontro con il presidente dell’Anci regionale, Daniele Manca, al quale abbiamo lasciato la bozza dell’accordo pilota siglato dall’Associazione dei giornalisti e dall’Ordine dell’Umbria con Anci, Api e Regione per regolamentare il lavoro dei giornalisti negli uffici stampa pubblici. Manca si è detto disponibile a sottoporre ai suoi tecnici quel protocollo e a organizzare con noi e il Comune di Bologna un convegno pubblico per discutere proprio di queste tematiche. Speriamo di poterlo realizzare presto.
Un’altra interessante iniziativa promossa dal Gus è stata la presentazione nelle sale del Collegio di Spagna di una ricerca fatta dalla collega dell’ufficio stampa del Comune di San Lazzaro Mara Cinquepalmi sulla realtà degli uffici stampa nei Comuni della provincia di Bologna. Un lavoro che rappresenta un punto di partenza e metodologico per una mappatura che vorremmo realizzare degli uffici stampa degli enti pubblici di tutta la regione.
Negli ultimi tempi Aser e Ordine sono stati coinvolti dai giornalisti bolognesi che fanno cronaca giudiziaria in una querelle che li contrappone al Procuratore capo e ai due Procuratori aggiunti sulla questione dell’accesso ai locali della Procura, che i giornalisti vorrebbero libero come era di fatto prima quando gli uffici erano in piazza Trento e Trieste e non limitato a una saletta del pianterreno per un’ora al giorno come hanno deciso i vertici della Procura. Ci sono già stati diversi incontri, che hanno visto coinvolti la presidente Aser e il presidente dell’Ordine, ma anche il presidente della Fnsi Rossi e i capi delle redazioni delle principali testate bolognesi. Aser e Fnsi hanno fatto anche un comunicato con la proposta del libero accesso dei giornalisti alla Procura per un periodo di tempo limitato della mattinata, ma la questione non si è ancora risolta.
Quest’anno abbiamo poi ampliato il nostro parco legali, cercando di trovare avvocati anche in zone della regione lontane da Bologna e di offrire, oltre all’assistenza legale per vertenze lavorative, anche consulenza su problemi riguardanti il diritto civile, familiare, bancario e l’infortunistica.
Tra le attività svolte abbiamo partecipato all’iniziativa voluta dall’Ordine e dalla Fondazione dell’Odg per ricordare Graziella Fava, vittima nel 1979 di un attentato terroristico contro la sede del sindacato dei giornalisti, all’epoca in via San Giorgio. Quest’anno è finalmente stato editato lo studio fatto da un ricercatore dell’Istituto storico e per la Resistenza Parri sulla Bologna del ’77 e dintorni, un’epoca mai studiata fino a oggi, in cui si colloca anche l’attentato di cui perì Graziella Fava e il processo che ne seguì.
In ultimo ricordo la campagna europea per la libertà di stampa, una raccolta di firme a cui la Fnsi e l’Aser hanno aderito, e il tavolo voluto dall’assessorato regionale alle Pari opportunità e dal Corecom a cui siamo invitati insieme a Odg, rappresentanti degli editori e studiosi di comunicazione per analizzare il linguaggio usato dai mezzi d’informazione quando si parla di donne e per arrivare, si auspica, a un protocollo contro gli stereotipi linguistici di genere e a una sorta di codice di autoregolamentazione per i giornalisti su queste tematiche.
In fieri è anche il lavoro per la messa in rete del sito internet dell’Aser, che dovrebbe nascere nelle prossime settimane e che dovrà sostituire, insieme a una newsletter, Informaser con un’informazione più puntuale e dettagliata sui temi che interessano i nostri soci.
La solidarietà ha poi richiesto quest’anno particolari sforzi: a seguito del terremoto della primavera scorsa, che ha duramente colpito alcune province della nostra regione, abbiamo dato un contributo ai colleghi più in difficoltà che avevano perso la casa o documentato di avere subìto gravi danni. Con il concorso della Fnsi e dei nostri istituti sono stati erogati circa 100.000 euro.
Chiudo ricordando gli importanti appuntamenti elettorali che ci attendono nei prossimi mesi, le elezioni per il rinnovo degli organismi dell’Odg e della Casagit, che ci vedranno al fianco dei candidati iscritti all’Aser. E l’impegno più importante che ci attende: quello per il rinnovo del contratto di lavoro, per il quale sono già iniziati gli incontri dell’apposita commissione. Un impegno su cui dovremo concentrare tutte le nostre energie e capacità, perché il contratto è l’ultimo baluardo a difesa della professione e non possiamo permettere che venga definitivamente demolito.
Bologna, 29 marzo 2013