Sciopero agenzia Dire, Fnsi e Ars: “Dall’editore ennesimo attacco ai giornalisti”

«Contestazioni disciplinari nel giorno di sciopero. È l’ennesimo attacco ai giornalisti della Dire che dopo i licenziamenti illegittimi di dicembre, le sospensioni illegali dal lavoro di gennaio, gli stipendi pagati a singhiozzo da anni, finiscono ancora una volta sotto attacco da parte dell’editore Stefano Valore». Lo affermano Fnsi, Stampa Romana, Alg, Aser, Sugc, Asva, Assostampa sarda, Ast, Sigim, Associazione Ligure dei Giornalisti in un comunicato congiunto diffuso lunedì 13 maggio 2024.

«Una situazione inaccettabile – prosegue la nota – che come sindacato condanniamo chiedendo un intervento da parte del Dipartimento dell’editoria, perché non si può permettere che nel settore editoriale ci siano aziende che continuano ad operare calpestando i diritti dei propri dipendenti.

Oggi i giornalisti dell’agenzia di stampa Dire sono di nuovo in sciopero, una protesta decisa dall’assemblea di redazione venerdì scorso per solidarietà nei confronti dei grafici dell’agenzia stessa, alle prese con una procedura di licenziamento. Questa mattina i giornalisti hanno ricevuto una contestazione disciplinare per avere venerdì superato le 10 ore annuali di assemblea per il 2024 interrompendo così le trasmissioni dell’agenzia. La lettera è stata ricevuta da tutti anche da chi, in malattia o impegnato in particolari servizi, non ha partecipato all’assemblea».

I rappresentanti sindacali proseguono ricordando che «il nostro contratto di lavoro, firmato anche dalla Fieg alla quale aderisce la Dire, non prevede limiti alle ore di assemblea. Poi, riteniamo che la contestazione non sia stato altro che un tentativo maldestro di spaventare i giornalisti inducendoli a non partecipare allo sciopero».

La nota si chiude fissando le prossime tappe: «Purtroppo in questa azienda gli atti contrari alle normative sul lavoro e gli attacchi ai dipendenti sono sempre all’ordine del giorno: come sindacato continueremo quindi ad affiancare i giornalisti in ogni sede con l’aiuto dei nostri legali, perché editori che si comportano in questo modo sono un pericolo per tutto il settore, che invece avrebbe bisogno di investimenti e idee per un rilancio finalizzato a uscire da una durissima crisi».

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