Unità, Aser e Ast: “Chiusura delle cronache atto unilaterale con tavolo sindacale aperto”
Da oggi i lettori dell’Unità dell’Emilia-Romagna e della Toscana non trovano più le rispettive cronache regionali all’interno del loro giornale. La scelta è stata fatta unilateralmente dall’azienda, senza alcun accordo sindacale.
L’Aser (Associazione stampa dell’Emilia –Romagna) e l’Ast (Associazione stampa della Toscana) esprimono grande preoccupazione per le sorti dei giornalisti delle redazioni locali, che l’azienda intende rimpiegare nella lavorazione del quotidiano nazionale, del sito internet e di un settimanale regionale in uscita dopo l’estate poiché ad oggi, e a cronache regionali già chiuse, non risulta esserci un progetto organizzativo per le redazioni locali condiviso con gli organismi sindacali.
E’ apprezzabile ciò che dice il direttore Claudio Sardo nel suo editoriale di ieri che non si intendano recidere le radici con i territori in cui, da sempre, l’Unità è più radicata e si intenda dare ai lettori “prodotti nuovi, ancora più utili, capaci di favorire la partecipazione e l’interazione”. L’ampliamento delle piattaforme su cui fruire l’Unità non giustifica, però, il taglio improvviso delle cronache cartacee, che sono il mezzo su cui la maggior parte dei lettori dell’Unità nelle nostre regioni può leggere il giornale. Basti pensare a quanti centri sociali o sezioni di partito hanno computer da mettere a disposizione degli utenti. Il disconoscere lo status di una grossa fetta dei propri lettori è indice di un atteggiamento miope da parte dell’azienda e irrispettoso nei confronti degli utenti. Riteniamo che un rilancio vero dell’Unità possa passare soltanto attraverso la moltiplicazione delle piattaforme su cui fruirla e dei prodotti allegati e non la sostituzione di essi.
Aser e Ast esprimono anche disappunto perché le scelte della società editrice Nie sono state attuate mentre il tavolo sindacale è ancora aperto e non è ancora stato completato il processo di ricapitalizzazione.
Suonano incoraggianti, infine, le parole del direttore Sardo che, nel suo editoriale, assicura: “Chiederemo ai nostri collaboratori di seguirci in questo percorso, anzi di accendere i riflettori su quella parte di società che non rassegna al declino, all’ingiustizia, alla diseguaglianza crescente”. Auspichiamo, perciò, che la società Nie per prima dia il buon esempio “accendendo i riflettori” sulla condizione dei propri collaboratori storici, che non vengono pagati da ben sette mesi e che ben volentieri continueranno a fornire il proprio contributo al giornale e alle nuove iniziative a patto del giusto riconoscimento del proprio lavoro.