Unità in sciopero. Annunciata chiusura di Bologna

Oggi l’Unità non è in edicola. Lo sciopero è stato deciso dopo la presentazione di un piano industriale che prevede soltanto un massiccio ridimensionamento della redazione e la chiusura delle redazioni in Emilia-Romagna e Toscana. Un progetto autolesionistico, visto che questi ultimi sono i territori in cui l’Unità è più radicata e vende più copie. Un’incomprensibile coazione a ripetere, che fa temere l’epilogo del 1999: la chiusura di Bologna e Firenze prologo della chiusura totale dello storico giornale.

Questo il comunicato del Cdr:

“La redazione de l’Unità e la sua rappresentanza sindacale si sono viste presentare per due volte una bozza di piano industriale con drastici tagli. Non contestiamo l’esigenza, legittima e doverosa, di puntare a risanare i conti, ma così l’azienda finisce per mortificare il giornale, le sue professionalità e la sua storia. L’azienda continua a parlare di rilancio mentre agisce con un vero piano di dismissioni.Dopo anni passati a chiedere stati di crisi, a espellere i giornalisti più esperti, a bloccare l’ingresso dei giovani, dopo l’accordo sottoscritto per un contratto di solidarietà al 20%, oggi si arriva al colpo finale con la richiesta di una solidarietà al 50% e della chiusura di due cronache storiche come Firenze e Bologna, oltre alla riduzione a 20 pagine del quotidiano.
Un quadro di netto ridimensionamento, che rende ancora più drammatica la situazione dei collaboratori, molti dei quali attendono da mesi di essere pagati. L’azienda sostiene di puntare allo sviluppo del web (mai osteggiato dalla redazione), ma contemporaneamente dimezza la forza lavoro, chiede tempi di chiusura sempre più anticipati, conferma il taglio della distribuzione in Sicilia, Sardegna e una parte della Calabria, dopo l’assenza di iniziativa proprio in zone che richiedono maggiori sforzi per il sostegno del confronto democratico.
Siamo consapevoli delle difficoltà che vive l’editoria, con il calo degli introiti pubblicitari, delle copie vendute in edicola e il drastico taglio del finanziamento pubblico. Una crisi oggettiva che non ha visto un’azione adeguata e tempestiva di contrasto e di rilancio del prodotto da parte della proprietà composta da Renato Soru, da Maurizio Mian, Matteo Fago e con una partecipazione simbolica, ma politicamente significativa del Pd attraverso la società Eventitalia.
Come si pensa con queste premesse di rafforzare la presenza del giornale a partire dalle sue «piazze» più importanti? Come si pensa di sostenere il tessuto di partecipazione democratica presente in quei territori, le lotte sociali e culturali, le stesse nuove esperienze di governo del centrosinistra? Come si parla al popolo democratico senza essere presenti almeno nelle edicole o essendolo sempre meno?
I piani presentati dall’azienda non si pongono queste prospettive. Questa dismissione di fatto mascherata da rilancio «modernista» è inaccettabile, così come lo sono i pesanti costi chiesti ai lavoratori. Non è con i soli tagli che si aggiustano i conti, ma con il rilancio. Su questo i giornalisti chiedono l’apertura di un confronto vero in mancanza del quale sono pronti a tutte le forme di lotta. La prima giornata di sciopero è proclamata per giovedì 2 maggio”.
IL CDR

 

E questo è il comunicato della Fnsi e delle Associazioni regionali della stampa di Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Lombardia:
“I giornalisti de “l’Unità” sono stati costretti a proclamare uno sciopero per difendere il posto di lavoro e la vita stessa del giornale.
Mentre i soci non hanno ancora concluso la ricapitalizzazione, processo che si trascina oramai da troppo tempo, mentre ai collaboratori non vengono pagate le loro spettanze, l’azienda insiste per l’avvio di un piano di ristrutturazione – peraltro non ancora formalmente presentato alle organizzazioni sindacali nelle sedi dovute – che prevederebbe un drastico ridimensionamento della presenza territoriale del giornale con la chiusura delle cronache locali di Bologna e Firenze ed il sostanziale dimezzamento della redazione stessa attraverso l’intervento dei contratti di solidarietà, peraltro con tagli rilevanti alle retribnuzioni.
La Federazione nazionale della stampa italiana, d’intesa con le Associazioni regionali di stampa di Emilia-Romagna, Toscana, Lazio e Lombardia, ritiene inaccettabile una simile impostazione esprimendo piena solidarietà ai redattori ed ai collaboratori del quotidiano.
Nella vicenda de “l’Unità” va fatta chiarezza sulle reali disponibilità dei soci a far fronte ai loro impegni prima di chiedere ulteriori sacrifici alla redazione, già oggi impegnata a sostenere gli oneri di un contratto di solidarietà.
L’azienda deve presentare progetti precisi con obiettivi chiari che abbiano nel rilancio del giornale il loro punto di riferimento.
Si apra un tavolo di confronto vero, basato sulle procedure previste dalle leggi e dal contratto di lavoro, abbandonando strade che già nel passato hanno gravemente danneggiato il quotidiano fondato da Antonio Gramsci”.

 

Tanta solidarietà in Emilia-Romagna

Contro “l’annunciata chiusura della cronaca di Bologna e dell’Emilia-Romagna del quotidiano L’Unità” arriva la solidarietà del Pd, e non solo, ai giornalisti oggi in sciopero. Il senatore Sergio Lo Giudice twitta la propria “solidarietà ai lavoratori dell’Unità in sciopero per il rischio chiusura delle redazioni di Bologna e Firenze”. Il deputato Andrea De Maria esprime “preoccupazione per il venir meno di una voce libera ed autorevole”, attenta “alle ragioni del mondo del lavoro, che racconta quanto accade in una regione dove L’Unità, da sempre, registra il suo maggior numero di lettori. Tutti si impegnino – esorta – perchè si creino le condizioni affinchè L’Unità Emilia Romagna continui ad uscire”.
Amara la satira di Luca Bottura, che twitta: “Grandi classici a l’Unità, buttano soldi e per risanare chiudono le redazioni delle due regioni in cui vendono ancora”. Per il capogruppo Pd in Regione, Marco Monari, l’annunciata chiusura “è una pessima notizia per il pluralismo dell’informazione di questo territorio e rischia di avere ripercussioni gravi su un gran numero di lavoratori e di collaboratori che hanno investito anni di impegno professionale nella realizzazione di un giornale che storicamente ha saputo raccontare i fatti di questa comunità in modo puntuale, prezioso e obiettivo. L’auspicio è che esistano, nel piano aziendale, ancora gli spazi per una ridiscussione”.
Anche Radio Città del Capo di Bologna dedica un tweet all’Unità in sciopero. Appassionato poi l’appello del circolo  Arcigay Il Cassero di Bologna: “C’è la nostra storia su quelle pagine, salvatele”, scrive il consiglio direttivo, preoccupato per il ‘rovinosò piano presentato dall’editore ai sindacati, con la chiusura delle due ‘cronache storichè, “la riduzione a 20 pagine del quotidiano e contratti di solidarietà al 50% per tutti i giornalisti. Basta sfogliare la nostra rassegna stampa, con oltre 30 anni di storia locale, per cogliere immediatamente il ruolo che il dorso bolognese de l’Unità ha giocato” per la comunità Lgbt.

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