Va all’asta il compendio aziendale di Editrice La Voce srl, del quotidiano “La Voce di Romagna”. Qui tutte le informazioni sulla procedura fallimentare
Va all’asta il compendio aziendale di Editrice La Voce s.r.l., la società di Gianni Celli fallita nel luglio 2015 che mandava in edicola il quotidiano «La Voce di Romagna». La notizia, con tutti i dati tecnici relativi alla vendita, si legge nel sito delle aste giudiziarie [ qui: https://www.astegiudiziarie.
I beni aziendali saranno venduti in blocco: gli arredi della redazione, i computer dei giornalisti e dei grafici con numerosi monitor e stampanti, il software del sistema editoriale, l’archivio cartaceo (la collezione delle edizioni uscite dal 10 ottobre 1998, in volumi rilegati, più gli altri libri e prodotti editoriali pubblicati nel corso degli anni), l’archivio digitale e quello fotografico, la piattaforma internet, l’applicazione di e-commerce con lo sfogliatore collegato. Secondo la perizia tecnica allegata all’asta, le edizioni del quotidiano complessivamente pubblicate dalle redazioni di Rimini, Cesena, Forlì, Ravenna e Imola sono circa 20.500, per una stima di oltre 573mila “pagine originali”.
Dopo vari esperimenti di vendita non andati in porto, il prezzo base d’asta è oggi di 5mila euro, con la possibilità – dice l’avviso pubblico della curatela fallimentare – di presentare un’offerta minima pari a 3.750 euro. La gara competitiva è programmata per l’11 gennaio 2021, ma le manifestazioni d’interesse per poter partecipare devono essere inviate via PEC entro oggi, mercoledì 23 dicembre, all’indirizzo f66.2015rimini@pecfallimenti.
«La voce di Romagna» ha chiuso i battenti nel marzo 2017, dopo il fallimento di una seconda società (Edizioni delle Romagne s.r.l.) riconducibile a Celli, che ha gestito il giornale in affitto di ramo d’azienda per poco meno di due anni. La testata, andata già all’asta, è stata rilevata dal gruppo industriale Maggioli.
Nel frattempo i giornalisti attendono ancora giustizia. Il fallimento di Editrice La Voce ha lasciato uno strascico di debiti di 14 milioni di euro. E’ di 32 milioni di euro il passivo totale di nove società collegate tra loro e fallite. Fra i 7 milioni di euro di crediti privilegiati ci sono quelli di decine di giornalisti, collaboratori e fotografi. Sul fronte penale, si attende a metà febbraio l’udienza davanti al GUP del Tribunale di Rimini: bancarotta fraudolenta aggravata da danno patrimoniale di rilevante gravità, in concorso fra più persone, malversazione ai danni dello Stato, false comunicazioni sociali, omesso versamento di ritenute, questi i reati contestati, a vario titolo, a Gianni Celli e ad altre tre persone.