Bilancio 2013: la relazione della presidente dell’Aser Serena Bersani

200-serenaCare colleghe, cari colleghi,

il bilancio dell’Aser che, anche quest’anno, chiude in maniera positiva e non desta alcuna preoccupazione sotto il profilo finanziario, non rispecchia affatto quella che è la situazione sindacale, editoriale e delle tutele contrattuali nella nostra regione, come nel resto del Paese.
Ormai siamo tutti consapevoli di stare vivendo una rivoluzione epocale della nostra professione, che implode laddove – come nella carta stampata – eravano riusciti a costruire tutele e rispetto dei diritti e si espande, a una velocità che non riusciamo eguagliare, in quegli ambiti – il web in primis – per i quali devono ancora essere costruiti percorsi condivisi con gli editori che garantiscano a chi fa la nostra professione il giusto riconoscimento contrattuale ed economico.
Ma cominciamo dai numeri. Il bilancio dell’Aser, come vi illustrerà nel dettaglio il nostro tesoriere Stefano Pileri, non desta preoccupazioni. Anzi, anche quest’anno il bilancio è in attivo con un utile d’esercizio di 42.776 euro. Il conto finanziario è di oltre 360.000 euro, ripartiti in investimenti sicuri a breve-medio termine. Quest’anno sono calati sensibilmente gli introiti provenienti dagli 0,30% per effetto della crisi e delle tante espulsioni dal mondo del lavoro contrattualizzato. Tuttavia abbiamo realizzato alcuni risparmi, eliminando ad esempio la versione cartacea di Informaser e riuscendo a contenere il costo dei legali che lavorano per i nostri associati. Quest’ultima voce temo non potrà essere altrettanto contenuta il prossimo anno visto l’alto livello di conflittualità con le aziende che registriamo. Stiamo però valutando, insieme all’Ordine, la possibilità di un cambio di sede, sempre in questa zona del centro ma con accessi più agibili anche per i portatori di handicap e forse con la possibilità di risparmiare qualcosa sugli affitti.
Il numero degli iscritti, tra nuove iscrizioni e cancellazioni, tutto sommato regge, con una leggera (ma lo dico con grande prudenza) tendenza alla crescita. Gli iscritti all’Aser nel 2013 erano 1.108, dei quali 844 professionali e 264 collaboratori. Il dato che colpisce maggiormente, ma non stupisce, è la crescita numerica dei non contrattualizzati: 223 nel 2013 contro i 184 del 2012 e i 180 del 2011. Sono 39 in più rispetto all’anno precedente, un aumento di circa il 18% che rispecchia l’instabilità dei tempi. Ma non fino in fondo, perché ci sono diversi casi di colleghi che, una volta perso il lavoro, non sono più stati in grado di rinnovare l’iscrizione al sindacato, per quanto contenuta sia la quota annuale.
Continuano a crescere anche i colleghi pensionati Inpgi: erano 149 nel 2012, sono diventati 157 nel 2013. E il trend non accenna certo a fermarsi, vista la quantità di prepensionamenti che le aziende grandi e piccole tentano di realizzare. Scendono ancora i collaboratori, che nel 2013 sono diventati 264, contro i 274 del 2012 e i 294 del 2011.

La comunicazione interna all’Associazione è stata portata avanti dal sito internet e dalla newsletter Informaser che viene spedita periodicamente, entrambi realizzati in collaborazione con il collega Gian Luca Croce. Possiamo fare un primo bilancio.  Il sito dell’Associazione della Stampa Emilia-Romagna è online dal 1° maggio 2013. In dieci mesi sono state pubblicate quasi 250 notizie riguardanti tutti gli argomenti utili al settore: dalle notizie di vita sindacale ai problemi della categoria, dalle discussioni sulla deontologia alle crisi aziendali che hanno colpito la stampa dell’Emilia-Romagna. Alcune sezioni del sito, tra le pagine più visitate, forniscono informazioni concrete ai colleghi, con ad esempio gli orari di apertura della sede di Strada Maggiore, i nominativi dei fiduciari e dei Cdr di tutte le testate dell’Emilia-Romagna, le notizie degli enti di categoria. Le visite rappresentano il miglior indicatore del successo del sito: la media mensile di visitatori ha superato i 1500 utenti con dati crescenti nelle ultime settimane. La principale provenienza delle visite è rappresentata dalle ricerche effettuate nei motori di ricerca, un segnale positivo sulla realizzazione tecnica, in termini di “apertura” e “ricercabilità”.
Accanto al sito va poi ricordato “InformASER”: lo storico bollettino è stato trasformato in una più agile (ed ecologica) pubblicazione elettronica, utile a segnalare le principali notizie del sito: sono state così realizzate undici edizioni di una newsletter inviata a circa 800 colleghi.

La situazione editoriale continua a essere drammatica. Lo scorso anno abbiamo assistito alla scomparsa di diverse testate quotidiane, ora la crisi sta investendo prepotentemente anche il settore radiotelevisivo. Ho difficoltà a trovare aziende editoriali nella nostra regione che non siano in stato di crisi. Il ricorso alla Legge 416 e agli ammortizzatori sociali è diventato sfrenato e anche preoccupante. Il nostro Istituto di previdenza, per quanto munifico, non è un pozzo senza fondo e le risorse non possono essere considerate inesauribili. Del resto, se sempre più colleghi perdono il lavoro da dipendenti, se il saldo con i nuovi contrattualizzati è fortemente negativo e questi ultimi versano contributi molto inferiori rispetto a chi è uscito dalle aziende, è inevitabile che i fondi disponibili vadano assottigliandosi e si rischi di veder avvicinarsi la data in cui non saranno più sufficienti per tutti.

Veniamo all’attività sindacale. Tra le vertenze che ci hanno impegnato nel corso del 2013, ricordo quella della Sep di Piacenza, editrice della Cronaca di Piacenza, quotidiano chiuso da oltre due anni. Soltanto grazie all’impegno dell’Aser e della Fnsi, in particolare nella persona del membro di giunta nazionale Camillo Galba coadiuvato dall’avvocato Catelli della Fnsi, si riuscirà a scongiurare la perdita della cassa integrazione per questi colleghi. Rischio dovuto a una serie di errori e inadempienze da parte dell’azienda e dei suoi consulenti nei confronti del Ministero, che hanno comportato un grande impegno di energie e di risorse da parte nostra per tentare di mettere riparo a questa catena di pasticci.
A Parma anche la Gazzetta ha chiesto lo stato di crisi chiedendo di applicare i contratti di solidarietà al 15% per un totale di sei esuberi, ma opponendosi alla nostra richiesta di fissare il numero dell’organico. Il tutto  a fronte di una serie di richieste da parte dell’azienda sulla multimedialità e l’installazione di un nuovo sistema editoriale.

Nei mesi scorsi  la Poligrafici Editoriale (Resto del Carlino, Nazione e Giorno) ha incontrato il coordinamento dei cdr del gruppo chiedendo che al termine dello stato di crisi in corso, che si conclude il 31 maggio 2014, durante il quale se ne sono andati una cinquantina di giornalisti tra pensionamenti e prepensionamenti, si apra un nuovo stato di crisi per una quarantina di ulteriori prepensionamenti. Oltre a ciò, i dirigenti del gruppo Riffeser vorrebbero reiterare la solidarietà attualmente al 14 per cento per altri due anni e accentuare l’implementazione della multimedialità tra tutti i giornalisti del gruppo.
In cambio, la Poligrafici si dice disposta a stabilizzare i 17 contratti a termine che da tre anni fanno parte della redazione Internet. Il coordinamento dei cdr, riunitosi anche a Roma nella sede della Fnsi, presenti presidenti e segretari delle associazioni di stampa delle regioni interessate, ha giudicato negativamente il piano dell’azienda con forti critiche al fatto che la Poligrafici, ancora prima che finisca uno stato di crisi con cui ha ridotto significativamente gli organici, già chieda di attivarne uno nuovo senza soluzione di continuità con ulteriori riduzioni degli organici, dal momento che la stabilizzazione dei colleghi di Internet è soltanto la conferma di un organico già esistente per la realizzazione del sito. Il sindacato, in un documento pubblicato anche nel nostro sito, ritiene improponibile tale richiesta tanto più da parte di un’azienda che, dai primi anni Novanta, ricorre ormai sistematicamente agli ammortizzatori sociali pagati, in gran parte, dalla categoria attraverso l’Inpgi. Ritiene essenziale, invece, la proposizione di una progettualità specifica che individui il carattere strategico del giornalismo professionale come base di rilancio dei media del gruppo, in un’ottica di sviluppo verificabile su cui misurare l’organizzazione editoriale e la consistenza delle redazioni.
Continua lo stato di crisi al gruppo Conti, con una serie di colleghi avviati al prepensionamento e una quantità di problematiche che continuano a presentarsi, non ultima la decisione dell’azienda di installare un impianto di videosorveglianza sui luoghi di lavoro per far fronte a furti verificatisi nella sede. Le ultime notizie sono allarmanti: l’azienda starebbe discutendo sulla propria stessa continuità.
Al Corriere di Romagna la situazione è critica. Prosegue la solidarietà al 30% ed è stata chiesta la cigs finalizzata al prepensionamento per quattro colleghi. Il Ministero, però, mette continue zeppe, forse perché si sta tentando disperatamente di tirare il freno su questi esodi anticipati.
Non va meglio per il quotidiano concorrente del Corriere in Romagna, la Voce di Romagna che nel 2013 ha perso lo storico direttore Fregni, il quale ha intentato una causa con richieste di risarcimento che rischiano di mettere ancor più in ginocchio i conti molto traballanti di un’azienda che delle violazioni contrattuali ha fatto il proprio fiore all’occhiello, pur avendo goduto finora dei contributi per l’editoria. La novità è che c’è stato un risveglio sindacale dei colleghi di quel giornale, finora estremamente passivi e, dopo una serie di incontri con il presidente della Fnsi Giovanni Rossi, si è arrivati all’elezione del cdr. Alcuni di loro hanno addirittura osato iscriversi al sindacato, malgrado il clima di terrorismo antisindacale che si vive in quell’azienda. Di contro, non è stato possibile confrontarsi con l’editore che, di fronte a  due richieste formalizzate dal presidente della Fnsi e dalla sottoscritta, ha preferito svicolare facendo capire chiaramente di non avere nessuna intenzione di rapportarsi con noi. Ma c’è di più. Celli, l’editore, che non paga giornalisti e collaboratori da sei mesi, ha chiesto a questi di aprire un finanziamento con una banca, non una qualsiasi ma quella da lui indicata, assicurando che poi provvederà personalmente a pagare rate e interessi di ciascuno. Pare che qualcuno, certamente disperato perché non vede soldi da ottobre, stia pensando di accettare. Ora, posto che ritengo sia un atto gravissimo, un esperimento di economia super-creativa il cui prossimo passo sarà quello di chiedere alle persone di pagare per poter lavorare, mi duole dover constatare che prima di informare il sindacato i colleghi abbiano parlato con il Fatto Quotidiano, facendo uscire lì la notizia. Mi sembra il classico atteggiamento da Tafazzi perché si sa che poi gli articoli riguardanti in qualche modo l’editoria e i giornalisti vengono sommersi sul sito di quel giornale da una quintalata di guano, da commenti offensivi e beceri perché quei lettori hanno quasi più simpatia per i padroni che per i servi. Certo, se dopo sei mesi di mancato pagamento dello stipendio non si è ancora alzata la voce e fatto un solo giorno di sciopero o non ci si è incatenati ai portoni delle banche sanmarinesi dove ha i conti l’editore della Voce di Romagna, forse non resta che gettarsi in pasto ai lettori del blog di Grillo, il quale li incita a godere della chiusura dei giornali e della perdita del lavoro per i giornalisti. Certo, anche – mi viene da dire – un giornalista normale andrebbe dall’avvocato e chiederebbe il fallimento della società editrice, cercando di rivalersi in solido su quello che ne è da 16 anni il padre/padrone. Pensare di chiedere un prestito in banca portando come garante Celli sembra la gag di un film di Woody Allen.
Nel 2013 abbiamo registrato anche la chiusura della cronaca emiliana dell’Unità, con i giornalisti della sede di Bologna impiegati al momento sul nazionale e sull’online, in attesa di un progettato settimanale cartaceo di approfondimento per l’Emilia-Romagna sul modello di quello nato ultimamente  in Toscana.
Non vanno bene nemmeno quelle società di giornalisti che funzionano come service per varie aziende. La società Edicta di Parma ha prorogato per altri 12 mesi il contratto di solidarietà che ha in essere dal 2011. Stessa cosa a Greentime di Bologna, mentre il socio di maggioranza di Contesto di Modena, Stefano Vezzani, che da mesi non paga i dipendenti, ha annunciato l’intenzione di mettere in liquidazione la società pur avendo ancora importanti commesse da enti pubblici. Un pesante ridimensionamento c’è stato a Food di Parma, che aveva una sede anche a Milano. Alla fine dello scorso anno questa è stata chiusa e i dipendenti milanesi sono stati trasferiti a Parma. Alcuni di essi hanno quindi preferito rescindere il rapporto di lavoro, altri sono stati licenziati e hanno transato con l’azienda.

La sofferenza della carta stampata si  è progressivamente trasferita anche al mondo delle televisioni, con rare eccezioni. Il gruppo Spallanzani, dopo aver messo in liquidazione Editoriale Bologna che editava le tre edizioni dell’Informazione di Bologna, Modena e Reggio, ha cominciato a smantellare anche il polo televisivo. I colleghi di Antenna Uno Modena, Teletricolore Reggio Emilia e Etv Bologna sono in solidarietà da tempo e l’intenzione del proprietario sembra quella di ridurre drasticamente personale e leadership nell’etere regionale. Il progressivo ritiro di Spallanzani coincide con la nascita di nuove iniziative editoriali su Bologna in campo televisivo. E’ nata Nettuno Tv della Curia di Bologna, che al momento sembra avere soltanto giornalisti con contratti precari, e dovrebbe nascere a breve Trc Bologna da una costola della televisione modenese di proprietà di Coop Estense. Purtroppo le nuove iniziative editoriali non sembra possano creare nuovi posti di lavoro in quanto, tra giornalisti che escono da un’azienda e passano all’altra, il saldo è sostanzialmente in pareggio. Tra le tv che cercano di rilanciare c’è TeleReggio che, pur dovendo ricorrere anch’essa ai contratti di solidarietà, ha fatto nuovi investimenti logistici e tecnologici che lasciano sperare nella ripresa. In Romagna, cassa integrazione anche a Icaro Tv, la televisione della Curia riminese, mentre Videoregione di Forlì non paga gli stipendi dei giornalisti da mesi e, dopo un anno di contratti di solidarietà, vorrebbe licenziare alcuni di loro. La stessa sorte già toccata a Teleducato, che a Piacenza non ha più giornalisti e a Parma ha smantellato la redazione. Insomma, in generale un panorama sconfortante, con scarsissimi segnali di ripresa.

Le vertenze fagocitano gran parte del nostro tempo, non sono mancate però altre iniziative. Come Aser e Fnsi abbiamo firmato due protocolli in Regione riguardanti l’informazione: uno sull’interculturalità e l’immigrazione, l’altro sul linguaggio di genere e contro gli stereotipi sessisti nei media.
Moltissima attenzione e anche preoccupazione c’è in questo periodo tra gli iscritti nei confronti della formazione obbligatoria prevista dalla legge anche per gli iscritti al nostro Ordine professionale. In merito c’è ancora molta confusione, ma l’Aser insieme all’Ungp (la formazione è obbligatoria per tutti gli attivi, anche se pensionati) sta organizzando con l’Ordine regionale una conferenza dei cdr e dei fiduciari di redazione, aperta a tutti i nostri soci interessati, per chiarire i tanti punti oscuri, rispondere alle domande e avanzare proposte per ottimizzare gli incontri che distribuiscono crediti formativi, soprattutto per chi vive nelle zone periferiche della regione. Lo stesso sindacato è ritenuto ente accreditato per i corsi di formazione che distribiscono crediti; quindi l’Aser formalizzerà una serie di proposte all’Ordine regionale per organizzare corsi sui diritti e sui doveri dei giornalisti.

Tra le attività che hanno dimostrato di funzionare bene mi preme evidenziare il nostro sportello Inpgi, tenuto dal fiduciario per l’Emilia-Romagna Marco Gardenghi e dal vice fiduciario Giovanni Rossi. A loro va un ringraziamento particolare per la disponibilità a fornire, due volte al mese, ascolto (e risoluzione) ai più disparati problemi dei colleghi sui temi previdenziali. A Gardenghi va anche il merito di aver messo mano alla questione degli alloggi Inpgi, finora amministrati con forse troppa disinvoltura.
Abbiamo ottenuto un risultato anche in ambito Casagit. Grazie all’interessamento del fiduciario Claudio Cumani è stato risolto il pasticcio che si era venuto a creare in merito al nostro poliambulatorio e centro diagnostico di riferimento, Villalba, dove si potrà continuare a richiedere le visite in forma diretta.

Mi rammarico che quest’anno non sia stato fatto nulla, né da parte nostra né da parte dell’Ordine, per ricordare Graziella Fava. Sono passati 35 anni da quando quella signora rimase vittima dell’attentato terroristico compiuto contro la sede dell’Asem in via San Giorgio. Faccio ammenda e voglio ricordarla oggi qui con tutti voi. Graziella Fava morì sul suo posto di lavoro dopo aver messo in salvo l’anziana che accudiva, e credo sia un bell’esempio da ricordare per noi che di lavoro ci occupiamo tutti i giorni.

Venendo ai gruppi di specializzazione, il Gus – Gruppo uffici stampa – grazie alla presidente Maria Luigia Casalengo continua a monitorare con attenzione quello che accade soprattutto negli uffici comunicazione degli enti pubblici. Come vi potrà poi dettagliare la stessa Casalengo, la Fnsi e l’Aser stanno cercando di arrivare anche in Emilia-Romagna alla firma di una carta dei diritti e dei doveri dei giornalisti che lavorano negli uffici stampa pubblici, sul modello di quella siglata in Umbria dal sindacato, dall’Ordine, dall’Upi e dall’Anci. A questo proposito, di recente Casalengo e il presidente della Fnsi Rossi hanno incontrato i vertici dell’Anci regionale proponendo la bozza di accordo su cui vorremmo aprire un confronto fattivo. Mi auguro che l’impegno profuso possa infine portare i suoi frutti.

Non posso invece rallegrarmi dell’andamento del Gergs, il gruppo di specializzazione dei giornalisti sportivi. Come chi frequenta i nostri direttivi ormai sa, da mesi (forse troppi) il Gergs è diventato un covo di malumori, veleni, violazioni o presunte tali, con scambio di accuse non sempre eleganti. Io stessa ho ricevuto alcune mail in cui si muovevano rilievi pesanti ad altri colleghi, peraltro senza fornirne le prove. Laddove si ravvisano dei reati e se ne può fornire qualche riscontro, non si scrive alla presidente del sindacato, semmai alla Procura della Repubblica. Ora questa situazione è giunta a un punto di non ritorno, credo, un tutti contro tutti che non fa bene né al Gergs né alla nostra Associazione che, mi permetto di dire, ha questioni più importanti di cui occuparsi. Malgrado ciò, abbiamo speso tempo e denari per far esaminare al Collegio dei Probiviri tutti i ricorsi presentati in questi mesi. Circa un mese fa il Collegio ha depositato due lodi relativi ad altrettanti ricorsi presentati su questioni relative al Gergs. Come mio solito non amo nascondere le notizie, ma neppure diffonderle violando le regole imposte dal nostro Statuto e anche dalla buona educazione. Ho atteso infatti che il pronunciamento dei Probiviri venisse ricevuto da tutte le parti interessate a cui era stato inviato con raccomandata. I lodi sono anche stati esposti per una settimana sulla bacheca dell’Aser, come previsto dallo Statuto. Oggi non ho alcun problema a darne contezza a tutti i soci qui presenti e anche agli assenti visto che questa relazione verrà poi pubblicata sul sito internet.
Nello specifico, sul ricorso presentato dal collega Pier Paolo Cioni e firmato anche dai soci Antonio Farné, Nicola Marra e Gabriele Majo in merito alla regolarità delle elezioni del Gergs della scorsa primavera, di cui chiedava l’annullamento, il Collegio ha ritenuta non valida l’elezione del presidente del Gergs in quanto, anche se la volontà dei votanti risultava inequivocabilmente favorevole all’elezione del collega Paolo Gentilotti alla presidenza, non si è tenuto conto del quorum dell’allora vigente statuto del Gergs che prevedeva, per essere eletti nella prima votazione, il raggiungimento della maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto. I Probiviri hanno invece ritenuto regolarmente eletto il consiglio del Gergs e quindi le sue deliberazioni regolari, tranne nel caso il voto del presidente sia stato determinante ai fini di ottenere la maggioranza. Il secondo lodo, relativo al ricorso presentato dal socio dimissionario Giovanni Miserocchi, che rivendicava il diritto di prendere il posto di Gabriele Majo nel consiglio direttivo del Gergs, si è espresso a favore di Miserocchi in quanto risultato socio Gergs, pur tra varie interruzioni, per un tempo maggiore rispetto a Majo. In questo ricorso veniva anche chiesto il commissariamento del Gergs in base a una serie di istanze esposte da Miserocchi. Il Collegio dei Probiviri ha correttamente sottolineato di non essere competente a deliberare il commissariamento del Gergs, cosa che non compete neppure alla presidente dell’Aser. A decidere eventuali provvedimenti saranno in ogni caso l’Esecutivo e il Direttivo dell’Associazione. E qualsiasi decisione sarà subordinata a dei passaggi preliminari, a cominciare dalla richiesta del libro dei soci del Gergs e dei bilanci degli ultimi tre anni per una puntuale verifica da parte dell’Aser della situazione sociale ed economica del gruppo. Oltre tutto, mi risulta essere stato avanzato un altro ricorso ai Probiviri in merito alla variazione dello statuto del Gergs effettuata senza avere dato preventivamente comunicazione a tutti gli iscritti dell’incontro in programma.

Chiusa questa pagina spiacevole, apriamo quella relativa alle trattative per il rinnovo del contratto Fieg-Fnsi che è foriera di gioie e dolori, lascio a voi decidere in quale proporzione. Sullo stato delle trattative non sono in grado di dirvi molto – lascio a Rossi e Galba che le hanno seguite da vicino approfondire. Il confronto con gli editori mi si dice avviato alla stretta finale, anche se a me pare altalenante. Sulla questione dell’ex fissa, ad esempio, si sono susseguite svariate proposte da entrambe le parti – consultato, con poco successo, anche l’attuario – ma mi pare si faccia ancora molta fatica a trovare, come si suol dire, la quadra. Sugli obiettivi da perseguire mi pare invece che il sindacato, pur nelle sue diverse anime e correnti, abbia idee comuni. Da rivendicare c’è soprattutto l’occupazione, quella da tutelare e quella da incentivare. La parola d’ordine, che si sente ripetere da più parti, è «inclusione». E’ una parola bella e importante, che presuppone l’adeguamento contrattuale al mondo della professione che va cambiando e che, in buona parte, è già cambiato. La lotta al precariato diffuso è una priorità ineludibile. L’inclusione significa prima di tutto solidarietà e giustizia per i colleghi relegati ai margini in quanto a tutele e retribuzioni, ma significa anche stabilità previdenziale per tutti noi in considerazione del moltiplicarsi degli stati di crisi e dell’attivazione di ammortizzatori sociali. Non sono in grado di dirvi come si concluderà questa trattativa. Di certo posso assicurarvi che la presidente di questa Associazione non firmerà nulla che non sia condiviso anche dalla maggior parte dei suoi soci, che cercherò di tenere al corrente, per quanto è nelle mie possibilità.
Chiudo con i ringraziamenti: al presidente della Fnsi Giovanni Rossi, al membro di giunta Fnsi Camillo Galba e al coordinatore del Dipartimento sindacale regionale Marco Gardenghi, che mi hanno supportato e mi supportano in tante vertenze sindacali e problemi dell’Associazione; ai componenti dell’esecutivo dell’Aser, vice presidenti e tesoriere in primis, ai componenti del consiglio direttivo e a tutti i colleghi che si prestano per l’Associazione, in particolare i Probiviri che hanno tanto lavoro. Un ringraziamento speciale va alle impiegate del nostro ufficio – Lucia, Alessandra, Monica e anche Laila che sta facendo un periodo di sostituzione – per la pazienza che hanno ogni giorno con ciascuno di noi.

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