La Voce di Romagna, l’editore Celli agli arresti per malversazione e bancarotta fraudolenta

celliMalversazione a danno dello Stato, falso in bilancio, bancarotta fraudolenta sono i reati che hanno portato Gianni Celli, 72 anni, agli arresti domiciliari. Presidente e fondatore nel 1998 della Voce di Romagna, Celli è stato raggiunto dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria della Gdf di Rimini che gli hanno notificato il provvedimento del gip Fiorella Casadei, nella sua casa di Verucchio (Rimini). L’abitazione personale come la testata giornalistica La Voce di Romagna sono tra i beni posti sotto sequestro dalle Fiamme Gialle che hanno congelato averi per 9 milioni di euro.
Sono in totale 24 gli immobili e parziali di immobili, a Forlì, Ravenna, Rimini e Morciano, intestati a persone giuridiche, società, in vario modo riconducibili all’ex editore della Voce di Romagna. In un anno e mezzo di indagini, nate anche in seguito a denunce-esposti, il nucleo di polizia tributaria della Gdf ha ricostruito un flusso di denaro, derivante dai contributi pubblici all’editoria destinati al quotidiano la Voce di Romagna, dirottato invece su altre società direttamente o indirettamente riconducibili a Celli. L’indagine penale, che non può dirsi completamente conclusa, è stata denominata ‘Undertone’. Celli, al momento unico indagato, è stato anche colpito da misura interdittiva del divieto di contrattare con la pubblica amministrazione relativamente a 5 società.
Nel corso delle indagini, coordinate dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi, la Finanza ha acquisito le prove sulla condotta di Celli che, quale amministratore della Voce di Romagna, fallita nel luglio del 2015, aveva utilizzato 4 milioni di euro dei finanziamenti all’editoria per finanziare altre sue società del settore immobiliare: La mia Terra soc. coop., Acta Europa srl, Sei srl, La casa soc.coop. e Bpr srl. Queste società non hanno mai restituito i prestiti ricevuti dalla Voce. Inoltre per ricevere quei finanziamenti pubblici, secondo gli inquirenti si sarebbero anche registrati a bilancio crediti gonfiati in maniera da percepire i finanziamenti.
Il falso in bilancio sarebbe contestato per gli anni 2011-2013. La Voce ha ottenuto finanziamenti dal Governo per l’editoria dal 2007 a tutto il 2013 per un totale complessivo di 20 milioni di euro. Di questi solo al momento 4 sarebbero
comprovatamente stati trasferiti alle società immobiliari. Il quotidiano la Voce di Romagna (ora edito da una nuova società, Edizioni delle Romagne, di proprietà dei figli di Celli), continuerà ad uscire in edicola nonostante il sequestro della testata, in uso alla redazione grazie ad una scrittura privata. Sulla testata ceduta in precedenza alla società poi fallita La mia Terra pende un pegno della Cassa di Risparmio di Rimini, ed è ora affidata al curatore fallimentare e al custode giudiziario in attesa di
definirne la sorte.

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