Vertenze Collaboratori, sostegno dai CdR del Veneto. Motta (Clan): «Serve una mobilitazione nazionale»

Mattia Motta, presidente Clan-Fnsi; Andrea Martella sottosegretario Editoria; Monica Andolfatto, presidente SGV; Giuseppe Giulietti, presidente FNSI a Venezia, ottobre 2019
#####Sindacato giornalisti e Coordinamento dei Comitati di Redazione del Veneto a fianco dei collaboratori, “parte più fragile della filiera dell’informazione”
VENEZIA – “Il Sindacato giornalisti Veneto e il coordinamento regionale dei cdr esprimono vicinanza fattiva ai colleghi collaboratori e assicurano tutto l’impegno necessario a tutelare i loro interessi materiali e morali. Ancor più in questa fase di estrema crisi in cui i giornalisti non dipendenti rischiano di pagare in maniera pesantissima i mancati ricavi a seguito del calo degli introiti pubblicitari e delle vendite delle copie. La strada imboccata dal Messaggero di Roma del Gruppo Caltagirone di tagliare in modo unilaterale e umiliante compensi già esigui dimostra la miopia di editori che non esitano a scaricare anche sulla parte più fragile e più precarizzata della filiera dell’informazione i costi della pandemia. E tutto nella consapevolezza che il lavoro dei freelance è fondamentale per la fattura del giornale, specie ora che, di fronte a organici già ridotti al minimo, c’è un ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali e sempre meno redattori deputati alla scrittura perché per la maggior parte inchiodati al desk. Sgv e cdr esprimono forte preoccupazione per la tenuta reddituale dei colleghi collaboratori e agiranno in tutte le sedi, di concerto con la Commissione lavoro autonomo nazionale (Clan) della Fnsi che sta cercando di gettare le basi di un coordinamento dei giornalisti non dipendenti dei maggiori gruppi editoriali».
Questo il testo del documento approvato nella riunione di oggi, giovedì 2 luglio, del coordinamento regionale dei cdr organizzata da Sgv. Il tema dei collaboratori e della loro tutela non manca mai di essere dibattuto, ma è emerso con maggior forza per i timori segnalati da più parti che le aziende possano essere tentate di “risparmiare” erodendo corresponsioni da fame. “Lavoratori agili” che da sempre applicano sulla loro pelle lo smart working de noantri: strumenti propri, sempre connessi, senza contratto, usa e getta, superflessibili: il sogno di editori a cui non interessa nulla della qualità dell’informazione e della dignità del lavoro.
Vertenze collaboratori, Motta (Clan): «Serve una mobilitazione nazionale»
ROMA – «Le vicende sindacali che riguardano giornalisti precari, autonomi e freelance in queste settimane vanno guardate nell’ottica di una “macchina del tempo” dagli altri colleghi: se si guarda ai loro guai oggi, si può prevedere cosa sarà il lavoro nel settore dell’informazione e dell’editoria domani, quest’autunno. Il quadro è di tagli indiscriminati, pessime relazioni sindacali e soppressione di posti di lavoro. Oggi accade agli ultimi della fila, verso cui gli editori si accaniscono non capendo che rischiano di tagliare il ramo sopra cui sono seduti. Politiche che vedono nella riduzione indiscriminata e spietata del costo del lavoro ai precari porterà ad alzare il livello dello scontro e a una brutta figura agli occhi dell’opinione pubblica. Ai colleghi del Messaggero che entro il 14 luglio dovrebbero mettere la loro testa sotto la ghigliottina del “dentro o fuori” con tagli del 30 per cento a fronte di servizi più lunghi dico di non accettare l’ultimatum. C’è uno stato di agitazione dichiarato a fine giugno dall’Assemblea dei giornalisti precari della testata, spero che il Gruppo Caltagirone arrivi a più miti consigli e si sieda a discutere con la compagine sindacale».
Questo il commento di Mattia Motta, segretario aggiunto della Fnsi e presidente della Commissione nazionale lavoro autonomo del sindacato, al termine della riunione della Clan, in conference call, di giovedì 2 luglio, durante la quale i rappresentanti regionali dei lavoratori autonomo di tutta Italia hanno affrontato i problemi del settore dal punto di vista dei precari.
«Far finta di non vedere che i collaboratori sono determinanti per l’uscita delle edizioni locali è assurdo. Se l’azienda non accetta di discutere con il sindacato, credo che l’Assemblea dei giornalisti non dipendenti del giornale che ha aperto lo stato di agitazione il 22 giugno sarà costretta a alzare il livello del conflitto. Consigliamo ai manager del gruppo Caltagirone di aprire il confronto ed evitare questa brutta figura», aggiunge Motta.
«Oggi più che mai – incalza il presidente Clan – siamo tutti sulla stessa barca, e non intendo solo redattori e freelance, veri o presunti; ma tutta la comunità che deve vigilare sul mantenimento di un livello della qualità dell’informazione adeguato alle sfide che aspettano il sistema-Paese è coinvolto da queste vertenze: dal Messaggero alla Gazzetta del Mezzogiorno, che vede i colleghi precari lamentare fino a 14 mesi di compensi non pagati. L’informazione autorevole farà fatica a fare la propria parte se non avrà a disposizione strumenti di corrette relazioni sindacali, e, in prospettiva, strumenti normativi come l’Equo compenso ancora nelle more della Commissione convocata l’ultima volta alla fine di gennaio e che chiediamo, ora più che mai, al governo di riconvocare al più presto».

Mattia Motta, presidente Clan Fnsi, a Conselice per le celebrazioni del 1° ottobre 2019 per la libertà di stampa
Per Motta, «sarebbe auspicabile una reazione compatta di Cdr e redazioni, con Assostampa sui territori e Fnsi, contro queste logiche aziendali secondo cui il taglio indiscriminato del costo del lavoro è l’unica strada per arginare la crisi Covid. Affidare a precari pagati 7 euro al pezzo la copertura delle provincie, abdicare alla qualità dei prodotti editoriali e chiudersi a riccio di fronte a tutte le richieste del sindacato è un atteggiamento che deve compattare tutta la categoria su valori di fondo della comunità giornalistica. Il settore “non respira”, per questo iniziative come quelle assunte dal Coordinamento dei Cdr del Veneto a tutela della filiera dell’informazione è ossigeno puro per i precari giornalisti e per il settore intero. Serve una mobilitazione nazionale».